La città patria del Prosecco Doc, quella della grappa, due borghi pittoreschi e tre musei di imprese produttrici di eccellenze made in Italy.

Siamo in Veneto, tra le province di Treviso e Vicenza, in un territorio ricco di testimonianze storiche e artistiche che si mescolano alle tradizioni artigiane. Visitare queste zone significa immergersi in paesaggi fatti di vigneti e ville aristocratiche, castelli e cerchie murate, borghi pittoreschi ed eventi spettacolari che rievocano antiche vicende. E poi ci sono tre musei di impresa che ben rappresentano il felice intreccio tra industria e cultura.

Conegliano, patria del Prosecco Doc

A ridosso delle Prealpi, una cittadina e il suo castello dominano dall’alto le colline del Prosecco Doc, disegnate dalla geometria dei filari. Conegliano è il punto di partenza della Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene, quel vino dal profumo fruttato che veniva celebrato perfino nei quadri di pittori rinascimentali, come Giovanni Battista Cima (aka Cima da Conegliano) che a questa città deve i suoi natali e la sua ispirazione. La fortezza venne costruita intorno all’anno Mille, ma la sua funzione di controllo del territorio durò poco e tra il XIII e il XV secolo, fuori dalle mura della città, nascono i nuovi quartieri dediti alla manifattura e al commercio. Il centro storico si srotola lungo Contrada Grande, oggi via XX Settembre, ancora pregna dell’atmosfera aristocratica del passato, dove i cittadini si ritrovano a passeggiare sotto ai portici e si incontrano in uno dei tanti locali intorno al Teatro dell’Accademia. Intanto lo sguardo si posa sulle facciate degli edifici più belli: villa Sarcinelli, casa Longega, il palazzo dell’ex Monte della Pietà e il Duomo, interamente affrescato con scene bibliche sopra le eleganti arcate a tutto sesto, conserva diverse pregevoli opere, tra cui la celebre pala d’altare di Cima da Conegliano (1493) citata in tutti i libri di storia dell’arte.

Ma Conegliano è anche custode dei musei di due aziende storiche, tutti da visitare: il Museo della Chiave Bianchi 1770 e il Museo del Caffè Dersut.

Museo della Chiave Bianchi 1770

Apre porte, cancelli, celle, armadi e lucchetti, tiene al sicuro caveau, casseforti domestiche o preziosi cofanetti. La chiave, oggetto di uso comune, affonda le radici in civiltà antichissime. Il museo della Chiave Bianchi 1770, racconta la storia della famiglia Bianchi, la dinastia più longeva al mondo nella produzione di chiavi e affini – una narrazione completa che parte da un’antica tradizione artigiana, quella iniziata nel 1770 e tramandata di padre in figlio – e testimonia, attraverso oltre duemila reperti provenienti da tutto il mondo e risalenti a diverse epoche storiche, a partire dal I secolo d.C. fino ai giorni nostri, l’evoluzione tecnologica della chiave nei secoli.

Museo del Caffè Dersut

Dalla pianta alla tazzina, il museo del caffè Dersut racconta di un caffè buonissimo e di un sapere artigiano e imprenditoriale nato nel 1949, quando i Conti Caballini di Sassoferrato rilevano una piccola torrefazione, la Dersut Caffè. A breve distanza dallo stabilimento produttivo – dove si creano miscele dal gusto inconfondibile, partendo da una selezione attenta dei raccolti e avvalendosi di tecnologie all’avanguardia – è stato inaugurato nel 2010 il Museo del Caffè Dersut, uno spazio espositivo che accompagna il visitatore a scoprire l’intera filiera del caffè. Il museo è allestito all’interno dell’ex essiccatoio Bozzoli, edificio degli anni Trenta. La visita termina nella sala degustazione, al piano superiore del museo, dove è ospitata anche l’Accademia Baristi Caffè Dersut, ABCD: creata dall’azienda per divulgare, attraverso la passione e le conoscenze che da oltre 70 anni la contraddistinguono, l’eccellenza dell’espresso italiano, offre corsi di formazione a tuttotondo rivolti a chiunque voglia approfondire la cultura del caffè.

Asolo, rifugio di letterati

In passato fu il buen retiro di Browning, Benson, Henry e Hemingway, Eleonora Duse, Freya Stark e Francesco Malipiero. Vale la pena sceglierlo ancora oggi questo borgo in cima a un colle, dominato da una rocca medievale e incorniciato dai vigneti. Carducci lo definì la città dei cento orizzonti, perché dall’alto e da ogni angolo del borgo si possono scorgere panorami incantevoli. Bandiera arancione del Touring Club Italiano, Asolo è fatta di vicoli e portici in cui scovare caffè e osterie e botteghe artigiane, palazzi veneziani, il Duomo e il castello che fu residenza di Caterina Cornaro e della sua corte di letterati.

Bassano del Grappa, dove nasce il più italiano dei distillati

Acqua e roccia sono gli elementi distintivi di Bassano: l’acqua è quella del Brenta, che incontra la città nel suo sbocco in pianura, la roccia è quella del monte Grappa, teatro di patriottiche e indimenticate battaglie nel corso della Grande Guerra. Il Ponte Vecchio – o degli Alpini (che lo ricostruirono dopo i danneggiamenti della seconda guerra mondiale) – è il simbolo della città e regala a ogni visitatore un’immagine da cartolina: la sua struttura lignea cinquecentesca è quella ideata da Andrea Palladio e nel corso dei secoli ha dimostrato di sapere ben resistere alle piene del fiume. Il centro storico è sovrastato da una sorta di acropoli medievale, rappresentata dal castello, che racchiude il Duomo nella sua prima cinta murata. Nel cuore dell’abitato si apre piazza Libertà, con la Loggia del Comune e il grande orologio a quadrante azzurro. Vanto locale, il celebre distillato, la grappa, l’unica acquavite ottenuta dalla materia prima solida della vinaccia (buccia e vinaccioli dell’uva). È in questo meraviglioso contesto che si inserisce il Museo della Grappa Poli che ha una seconda sede valida per una digressione a Schiavon.

Poli Museo della Grappa

Distillatori dal 1898, i Poli hanno allestito nel 1993, nell’antico palazzo delle Teste di Bassano del Grappa, il museo dedicato al “più italiano” dei distillati: la grappa. La storia comincia quando Giobatta Poli decide di dotarsi di un alambicco mobile con cui andava di fattoria in fattoria per distillare vinacce ancora grondanti. Una parte della grappa ottenuta serviva a pagare la materia prima, il resto lo vendeva nella sua osteria. Il ricavato gli fruttò l’installazione di un

impianto fisso, composto da tre caldaiette a vapore: diede così i natali alle Distillerie Poli. Oggi, a portare avanti l’azienda, ci sono i nipoti di Giobatta, Jacopo, Andrea e Barbara, che dopo più di 100 anni distillano ancora con lo stesso alambicco. Nel museo aziendale, fondato nel 1993, il percorso guida alla scoperta della produzione di questa acquavite, attraverso strumenti, illustrazioni e documenti antichi. Nell’ultima sala, c’è la più grande collezione italiana di bottiglie mignon, insieme ad alcuni olfattometri, che anticipano il profumo di quel che si degusterà alla fine della visita.

A qualche chilometro da Bassano, a Schiavon, Jacopo Poli e la moglie Cristina hanno aperto nel 2011 la seconda sede museale dell’azienda, che conserva la più ampia collezione di Grappe in Italia, 2000 bottiglie storiche prodotte dagli anni ’30 fino agli anni ’80.

Marostica, regina degli scacchi

La partita di scacchi più famosa al mondo si gioca, in settembre e negli anni pari, nella piazza principale di Marostica, che ha, disegnata sul selciato, una gigantesca scacchiera formata da riquadri di marmo bianco e rosso su cui si dispongono i figuranti (fanti, cavalieri, re e regine) in costumi quattrocenteschi. Si dice rievochi la sfida del 1454 per la mano della bella Lionora, figlia del podestà veneziano, contesa tra Rinaldo d’Angarano e Vieri da Vallonara. Per il resto altro non si può dire se non che Marostica sia un pittoresco borgo medievale conservato benissimo, Bandiera arancione del Tci. Fondato nel XIV, secolo, è dominato da due castelli, quello Inferiore, sulla centrale piazza porticata, e quello Superiore, uniti da mura merlate scandite da 24 torri che risalgono armoniosamente il colle Pausolino.

 

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