Brera e l’heritage del più importante quotidiano meneghino, il Corriere della Sera

 

Brera: il cuore di una Milano che non sembra Milano

Tra boutique raffinate e locali storici o ‘à la page’, piccole piazze-gioiello e palazzi monumentali, la famosissima Pinacoteca con annessa scuola d’arte, Brera strizza l’occhio ai bohémiens e alla Belle Époque. È qui che Milano si offre nel suo migliore outfit ed è qui che “non sembra di stare nemmeno a Milano”. Perché Brera è profondamente milanese ma anche molto internazionale. Ospita la convivenza fra vetrine di design d’avanguardia e artigiani d’altri tempi. Di giorno la anima il viavai di turisti, studenti, galleristi, stilisti, designer, architetti. Di sera ristoranti travestiti da trattorie, pizzerie di nuova generazione e lounge bar allineano i tavoli in strada, sfidando le bancarelle di improvvisati pittori ed ‘esperti’ in tarocchi e lettura della mano. L’atmosfera cambia in corso Garibaldi e dove la vita notturna e lo shopping si alimentano di locali e negozi che mutano rapidamente, inseguendo mode e dettando tendenze soprattutto tra i giovani. A pochi passi, il contrasto con gli antichi complessi monastici e due chiese affascinanti, S. Simpliciano e S. Marco, è netto.

Via Solferino 28 e il Corriere della Sera

In Brera pulsa anche il cuore del giornalismo italiano: via Solferino 28 è sede del più grande quotidiano nazionale, il Corriere della Sera. Era il 1876, e a due passi dal Duomo, in due anguste stanze di un edificio in Galleria, Eugenio Torelli Viollier si preparava all’uscita della prima copia del Corriere: quattro pagine per 5 centesimi. Il giornale rimase in Galleria fino al 1888, quando si spostò in via S. Pietro all’Orto e in via Verri, indirizzo del maggior azionista del quotidiano, Benigno Crespi. Nel 1904, l’allora direttore Luigi Albertini, trasferì la redazione in via Solferino 28, nel palazzo dal gusto tra l’eclettico e il liberty progettato da Luca Beltrami, architetto che da poco aveva ricostruito il Castello Sforzesco. Il Corriere diventa così un prezioso veicolo di informazione per il popolo milanese e poi per l’Italia intera.

In via Solferino il Corriere ha attraversato epoche, anni di notizie e inchieste, ha raccontato guerre, rivolte e pandemie, scoperte e imprese, mantenendo comunque un approccio moderato alla narrazione dei fatti, indipendentemente dai direttori di turno e delle firme giornalistiche che hanno percorso in su e in giù lo scalone dell’edificio per sedersi attorno al tavolo della Sala Albertini o alle scrivanie della redazione. Sul Corriere sono state stampate le parole di Giosuè Carducci, Ada Negri, Gabriele D’Annunzio, Benedetto Croce, Luigi Pirandello, Grazia Deledda, Dino Buzzati, Pier Paolo Pasolini, Ennio Flaiano, Oriana Fallaci, Alberto Moravia. Così via Solferino 28 è diventato un luogo identitario, non solo un indirizzo stradale.

L’Archivio storico Corriere della Sera

La memoria storica del Corriere è conservata nel suo Archivio. È la Fondazione Corriere della Sera, nata nel 2001, a gestire questo deposito preziosissimo, che custodisce e valorizza la storia di un complesso e articolato sistema editoriale, capace di raccontare la cronaca quotidiana o i grandi avvenimenti sempre interpretando i bisogni di un pubblico diversificato. Nel 1976 è stato dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per la Lombardia e oggi raccoglie i fondi documentari e iconografici del quotidiano, oltre che di altre realtà che hanno fatto parte del gruppo Rcs, come la casa editrice Valentino Bompiani, Rizzoli e alcuni fondi fotografici della Periodici, a cui si sono aggiunte le eredità di alcuni celebri collaboratori, da Gaetano Afeltra a Giovanni Cenzato, da Enzo Biagi a Emilio Tadini, da Oriana Fallaci a Fernanda Pivano, da Ugo Guarino a Iris De Paoli. Quotidiani e riviste, bozze, documenti amministrativi e societari, milioni di fotografie e illustrazioni originali, bozzetti, vignette, collage dall’anno della fondazione del Corriere. Un patrimonio analogico e digitale in continuo sviluppo e in stretta relazione con le vicende che hanno interessato l’Italia, facendosi portavoce non solo della storia del quotidiano, ma anche dei mutamenti sociali del Paese.

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