Se le automobili sono mezzi in movimento, non da meno è la loro produzione. Oggi si costruiscono auto proiettate verso il futuro, tecnologiche, innovative, green e smart. Tuttavia bisogna ricordarsi dell’Italia del Dopoguerra, in cui la voglia di riscatto ha portato in fretta a un impegno profuso tra uomini e donne di genio, un periodo durante il quale si posero le basi per l’avviamento di aziende che oggi sono un punto di riferimento a livello mondiale per qualità, design e avanguardia. E fu proprio l’industria dei motori a ricevere maggiori consensi dal resto del mondo, un’industria che ha prodotto esemplari unici che oggi sono simbolo di un’epoca, modelli tornati in auge dopo un restyling al passo coi tempi, componenti magari invisibili agli occhi ma indispensabili.

Oggi 25 comuni italiani a vocazione motoristica sono riuniti nell’Associazione Città dei Motori, che si propone di promuovere e valorizzare il patrimonio storico-culturale motoristico italiano attraverso progetti e iniziative di divulgazione, di sviluppo e di difesa dell’autenticità e della qualità.

Di seguito, una carrellata di musei in cui la memoria storica delle aziende che hanno dato lustro all’automotive made in Italy resiste ed è ancora tangibile.

Museo Fratelli Cozzi Legnano

Per Pietro Cozzi passione e lavoro non sono mai state certo distinguibili: la prima è sempre stata tutta per un brand, Alfa Romeo, il secondo per la Fratelli Cozzi, concessionaria di auto col biscione aperta nel 1955. Il boom economico è ancora allo stato embrionale e l’automobile è ancora un sogno nel cassetto per molti italiani. Alfa Romeo passa dalla produzione elitaria a quella di massa. La Giulietta incanta tutti e diventa la “fidanzata d’Italia.  Ma cosa succedeva in quegli anni quando un’auto invecchiava? Non esisteva il mercato dell’usato: si demoliva e il ferro veniva venduto a peso. E invece il commendatore ci vedeva ancora qualcosa di luccicante in quelle auto abbandonate. Con intuizione e lungimiranza, in Pietro Cozzi nasce l’idea di non mandare a rottamare le auto ma di lasciarle lì, perché patrimonio di storia e passione da non dimenticare. È così che inizia a collezionare tutti i modelli di Alfa costruiti dal 1950. Serie limitate, edizioni speciali, auto rare e sue uniche al mondo. Se inizialmente la collezione rimane riservata, nel 2015, in occasione delle 80 candeline di Pietro e 60 dell’attività, grazie al progetto di Oscar e Gabriele Buratti, lo spazio privato diviene luogo aperto al pubblico: nasce il Museo Fratelli Cozzi. A Legnano, il museo raccoglie oltre 60 auto, sistemate come fossero in passerella, in un ambiente suggestivo, in cui brillano sia le carrozzerie che gli occhi dei visitatori.

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Fondazione Pirelli Milano

Una traccia su strada e un’impronta indelebile nella storia dell’automobile, del design e della cultura, industriale e non . Pirelli inizia la produzione di articoli in gomma nel 1872: il primo pneumatico per velocipedi è realizzato nel 1890. Ma l’approccio globale e lungimirante, la capacità di innovazione e la vocazione imprenditoriale sempre rivolta all’eccellenza fanno crescere in pochissimo tempo l’impresa milanese. Pirelli è già una multinazionale nei primi anni del 900, con fabbriche e uffici in Europa e Sud America, mentre nelle piantagioni del Sud-est asiatico si raccoglie caucciù. Il patrimonio storico-culturale che la società ha costruito nei suoi 150 anni di vita è custodito dal 2008 presso la Fondazione Pirelli, con sede a Milano, nel cuore del quartier generale in Bicocca. Una raccolta di migliaia di documenti, bozzetti, fotografie, filmati che evidenziano l’importanza del ruolo di Pirelli nella cultura d’impresa. Inoltre, non mancano i riferimenti all’advertising e alla cultura umanistica. È negli anni ’50 che Bruno Munari collabora con l’azienda: disegna e realizza giocattoli in gommapiuma armata (il gatto Meo Romeo e la scimmietta Zizi, con cui nel 1954 vince il Compasso d’Oro), crea campagne pubblicitarie e cura allestimenti fieristici. E poi c’è la Rivista Pirelli che, pubblicata tra il 1948 e il 1972, affianca la cultura tecnico-scientifica a quella umanistica con interventi firmati da Dino Buzzati, Italo Calvino, Umberto Eco, Elio Vittorini e illustrazioni di Renato Guttuso, Renzo Biasion, Fulvio Bianconi.

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Museo Nicolis dell’Auto, della Tecnica e della Meccanica Verona

“Noi non siamo i proprietari di tutto questo, ne siamo i custodi per il futuro…”. È questa la filosofia su cui si fonda il Museo Nicolis, risultato di 50 anni di entusiasmo, passione e curiosità. Dentro, la storia di un uomo, Luciano Nicolis, che ha saputo trasformare i suoi sogni di ragazzo in realtà, grazie alla sua passione per i motori, la tecnica, la meccanica e per il recupero di materie e oggetti. Perché è proprio dall’idea di raccolta e riutilizzo che tutto è partito: da quando suo padre Francesco ha avviato l’azienda di recupero e riciclo della carta da macero. Ecco allora che Luciano ha instancabilmente cercato e trovato in tutto il mondo auto d’epoca da restaurare e collezionare. Dopo le auto sono arrivati moto, biciclette, strumenti musicali, macchine fotografiche e per scrivere, oggetti affascinanti che raccontano la storia, la creatività e il lavoro delle persone. In uno spazio unico e avveniristico, sotto la guida di Silvia Nicolis, figlia di Luciano, il museo è promotore di cultura, innovazione e valorizzazione del territorio e si sviluppa come impresa culturale in cui le collezioni prendono vita attraverso collaborazioni istituzionali o con realtà imprenditoriali, mostre tematiche, sperimentazioni artistiche, performance.

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MAUTO, Museo Nazionale dell’Automobile, Torino

Elemento inconfondibile del paesaggio urbano in riva al Po, il museo dedicato all’avvocato Giovanni Agnelli rappresenta un unicum in Italia. È nato nel 1933 dalla visione di due pionieri del motorismo nazionale, Cesare Goria Gatti e Roberto Biscaretti di Ruffia, primo presidente dell’Automobile Club di Torino e uno dei fondatori della Fiat. Ma è stato il figlio, Carlo Biscaretti di Ruffia, a mettere insieme una raccolta eterogenea e ragionata, trovando inoltre un terreno ideale per la costruzione di una sede definitiva per accogliere l’esposizione, inaugurata nel 1960. L’incremento esponenziale della collezione ha richiesto l’ampliamento e la trasformazione degli spazi, terminata nel 2011 a opera dell’architetto Cino Zucchi. Nel 2013, a soli due anni dalla grande riapertura, il britannico The Times inseriva già il MAUTO tra i 50 musei più belli al mondo. Il percorso espositivo, rinnovato dallo scenografo François Confino e sviluppato su tre piani, è concepito come un viaggio coinvolgente tra vetture d’epoca e auto da sogno, prototipi e icone; in un ambiente elegante declinato in nero e grigio si godono gli effetti e i contributi delle tecnologie multimediali e interattive. Molti dei pezzi non esposti sono sistemati nell’Open Garage, al piano interrato del museo, visitabile su prenotazione. Tra i pezzi forti: il carro a molla di Leonardo da Vinci (1478), la vettura a vapore Bordino (1854) assemblata a Torino, la prima Fiat 4 HP (1899); la mitica Itala 1907, guidata dal principe Scipione Borghese e dall’inviato del Corriere della Sera Luigi Barzini, vinse il raid Pechino-Parigi. Ad arricchire la sede museale, esposizioni temporanee di approfondimento, il Centro di documentazione con Biblioteca ed Emeroteca, il Centro Educational, per attività didattiche rivolte a scuole e università, il Centro Congressi e il Centro di Restauro, che svolge attività di manutenzione ordinaria e straordinaria per le vetture della collezione.

Museo Lamborghini

Scendendo un po’ lungo lo stivale, in Emilia-Romagna, nella Motor Valley, terra dei motori per vocazione, ci sono aziende che hanno fatto la storia delle supercar. Una di queste è Lamborghini, che è sempre stata un passo avanti. Per storia, tecnologie all’avanguardia, motori super performanti e design. Ferruccio Lamborghini, nato nel 1916 a Renazzo, in provincia di Ferrara, si appassiona fin da giovanissimo ai motori, tanto da opporsi alle volontà del padre, che l’avrebbe voluto lavoratore dei campi intorno al podere di famiglia. Ferruccio invece, finiti gli studi all’istituto professionale, diventa prima apprendista da un fabbro della zona, poi operaio a Bologna, nell’officina più importante della città. A soli 18 anni apre una bottega a Renazzo, dove acquista e ripara motociclette e automobili. Dopo la Seconda guerra mondiale, mentre l’agricoltura ferrarese è in crisi, con la lungimiranza e lo spirito imprenditoriale che lo contraddistinguono, Ferruccio Lamborghini decide di dedicarsi al mercato delle macchine agricole. Il successo non tarda ad arrivare: nel 1950 produce 200 trattori l’anno, 30 gli operai al suo servizio; un anno dopo nasce lo stabilimento produttivo di Trattori Lamborghini. Negli anni ‘60 l’azienda è leader del settore, ma per Ferruccio Lamborghini le automobili sono un chiodo fisso. Ne vuole produrre una con motore 12 cilindri a V, quattro alberi a camme in testa, due valvole per cilindro, sei carburatori e lubrificazione a carter secco. Convoca i migliori progettisti e meccanici sul mercato, anche quelli della concorrenza. È il 1963 e a Sant’Agata Bolognese, mentre i tecnici mettono a punto la 350 GTV, nasce Lamborghini Automobili. Ferruccio Lamborghini sceglie il toro dorato come simbolo da mettere in rilievo sui cofani delle sue vetture, da allora e per sempre emblema di potenza, lusso ed eccentricità. La storia dell’azienda e del suo fondatore è testimoniata nel Museo Lamborghini: inaugurato nel 2014, espone documenti, progetti, fotografie d’epoca e i grandiosi esemplari prodotti in mezzo secolo di attività. Su prenotazione si può visitare la fabbrica.

Altri musei da non perdere

Alle porte di Milano, nell’ex centro direzionale Alfa Romeo di Arese, il Museo storico Alfa Romeo, inaugurato nel 1976 e sottoposto a un completo restyling nel 2015, mette in mostra i pezzi più significativi della collezione storica del marchio, in un percorso di visita che racconta la storia del marchio milanese e l’evoluzione del concetto di automobile.

A Torino, l’ex officina 81, storico stabilimento di produzione meccanica Fiat, è stato trasformato in FCA Heritage Hub, un centro polifunzionale che ospita al suo interno un’esposizione di 250 auto d’epoca delle torinesi Fiat, Lancia e Abarth. Spunta anche qualche Alfa Romeo, ma il focus è tutto su ciò che è stato “invented here”, inventato qui.

A Maranello, a pochi chilometri da Modena, lo straordinario Enzo Ferrari ha progettato e costruito la prima vettura a suo nome, messa su strada nel 1947, e ha dato vita da qui in poi alla leggenda. Si visitano il Museo Ferrari, con la più grande collezione di Ferrari al mondo, che ripercorre il progresso della meccanica dagli anni ’40 a oggi, la fabbrica, dove meccanici e designer progettano e costruiscono le vetture, e la pista per le prove, dove le auto vengono collaudate. E poi si può curiosare nel Museo Enzo Ferrari, per rivivere attraverso memorabilia e racconti la vita affascinante di un uomo che da pilota è divenuto fondatore di una scuderia epica.

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