Le Marche sono il Bignami del Belpaese. In circa 9400 km² è riassunto tutto quel che c’è lungo lo Stivale. Dalla natura, con le cime appenniniche, la costa piatta e sabbiosa, le colline ondulate, all’architettura delle città d’arte e dei piccoli borghi. Ci sono gli illustri patrimoni letterario e musicale lasciati da Leopardi e Rossini. E poi i tesori dell’artigianato. Un artigianato autentico, sopravvissuto nelle numerose botteghe, che si riflette nella cultura del lavoro e che i marchigiani hanno saputo trasformare in impresa. Carta, merletti, intrecciati in paglia, vimini o bambù, la ceramica e, last but not least, gli strumenti musicali. Così le Marche, già regione dai mille volti, riflette la sua identità anche in un’attività produttiva multisettoriale. Per questo nel 2005 nasce Il Paesaggio dell’Eccellenza, associazione culturale che ha messo in rete imprese, istituzioni pubbliche, realtà economiche e culturali delle Marche per promuovere il territorio, diffondere la cultura d’impresa e valorizzare il patrimonio industriale della regione. E per creare sinergia fra industria, cultura e territorio, Il Paesaggio dell’Eccellenza propone sul sito visitindustry-marche.it, la visita delle imprese d’eccellenza marchigiane attraverso itinerari tematici che seguono le direttrici Carta, Futuro, Gioco, Lifestyle Luce, Sapore e Suono.

Tra i comparti manifatturieri d’eccellenza marchigiani, si eleva quello della produzione di strumenti musicali, in particolare della fisarmonica, fortemente quotato a livello internazionale e con una tradizione e un know-how con pochi eguali nel panorama nazionale.

Paolo Soprani e la fisarmonica

Sì, l’antico tcheng, antenato della fisarmonica, arriva dalla Cina, e il primo brevetto della fisarmonica è austriaco, depositato da Cyrill Demian nel 1829 a Vienna. Ma è in Italia che questo strumento dalla struttura arzigogolata e dalla meccanica complessa vive il suo periodo di maggiore evoluzione. C’è ci crede nel caso e chi nel destino. Fatto sta che la nascita dell’industria della fisarmonica, in Italia, la si deve a un incontro imprevisto. Corre l’anno 1863, quando un pellegrino austriaco di ritorno da Loreto chiede ospitalità alla famiglia Soprani, contadini delle campagne tra Castelfidardo e Recanati. Il pellegrino ha con sé una scatola musicale, una sorta di fisarmonica rudimentale che affascina e incuriosisce il figlio dei contadini, Paolo. L’allora diciottenne comincia a smontare l’arnese, a studiarne i componenti, a elaborarli. Allestisce un laboratorio nel granaio di casa e, con pochi arnesi, assembla il suo primo organetto. In seguito ne costruisce altri, che vende nei mercati dei paesi vicini, soprattutto a Loreto, luogo di incontro di popoli e culture. Di gran passo la domanda aumenta, e per Paolo Soprani si rende necessario ingrandire gli spazi di produzione e farsi affiancare da maggiori risorse. Si trasferisce a Castelfidardo e vi apre una fabbrica. Lo strumento riscuote un discreto successo e si diffonde prima fuori dai confini marchigiani, poi fuori dai confini nazionali. Inventore visionario e imprenditore tenace, Paolo Soprani ha stravolto il modus vivendi di un distretto marchigiano prima votato alla sola agricoltura, trasformandolo in una realtà economica aperta al mondo.

Castelfidardo e il Museo internazionale della Fisarmonica

Si fa ingresso nella città e subito il generale Enrico Cialdini a cavallo, nel monumento in bronzo ai Vittoriosi di Castelfidardo, ci indica con il braccio teso il luogo della battaglia tra le forze sabaude e quelle pontificie nel 1860, scontro decisivo per le sorti del Regno d’Italia. Ma Castelfidardo è anche la capitale italiana della fisarmonica, la cui industria decolla verso la fine dell’800. La produzione allenta durante la Seconda guerra mondiale per poi ripartire di slancio del primissimo Dopoguerra, quando nascono decine di aziende dedicate a questa produzione. Più avanti, sul finire degli anni ’60, i gusti popolari cambiano, la musica ritmica diventa cult e quella melodica rimane sullo sfondo. Se molti imprenditori virano sull’offerta di altri strumenti musicali, le piccole imprese crollano. Tuttavia oggi a Castelfidardo la realizzazione di strumenti professionali di alta qualità rappresenta ancora una nicchia di prestigio in un mercato molto ampio. A tenerne viva testimonianza, c’è il Museo internazionale della Fisarmonica, ospitato all’interno del palazzo comunale.  Si cammina tra oltre 350 tra organetti, fisarmoniche e altri strumenti ad ancia libera, compresi quelli della preziosa collezione Giuseppe Panini (sì, il Panini delle figurine era un grande appassionato dello strumento) e, alle pareti, pannelli fotografici e opere di Marc Chagall, Tonino Guerra, Silvia Bugari, Rodolfo Gasparri. E ancora, una simpatica lettera di Federico Fellini, il primo disco registrato con la fisarmonica da Pietro Deiro e la partitura originale di “Adios Nonino” di Astor Piazzolla.

Algam Eko e Pigini Fisarmoniche

Insomma, la musica nelle Marche ha giocato un ruolo importante per lo sviluppo industriale. Nel 1946 la Camera di Commercio di Ancona registra nei suoi archivi la ditta F.lli Pigini di Filippo. Forte dell’esperienza nella falegnameria di famiglia, Filippo Pigini conosce bene le tecniche artigianali di lavorazione del legno, studia i legnami, li sperimenta per trovare quelli più sonori e leggeri, collabora con artisti e scultori per perfezionare la linea estetica delle sue fisarmoniche. Da subito apre i confini, attivando rapporti commerciali con USA, Canada, Svezia, Danimarca, Argentina, Egitto, Pakistan. Oggi avere una fisarmonica Pigini significa possedere un pezzo unico, esclusivo, di altissima qualità, indistruttibile. Per questo il valore dell’azienda oggi è riconosciuto in tutto il mondo, tanto che i 200 modelli di fisarmonica si vendono in 42 Paesi.

Quando alla fine dei Sessanta il pop-rock e il beat stanno sempre più salendo sulla cresta dell’onda, il visionario Oliviero Pigini realizza i primi prototipi di chitarra e fonda Eko. Dalle origini ai grandi numeri il passo è breve: la fabbrica diventa una delle più grandi d’Europa e le sue chitarre si diffondono a macchia d’olio fra gli artisti di tutto il mondo. Negli anni ‘70 la serie di chitarre acustiche Ranger sono suonate da Gerry Rafferty, degli Stealers Wheel, da Jimmy Page dei Led Zeppelin, da Mike Rutherford dei Genesis. Oggi, la recente fusione con il colosso francese Algam ha unito storia ed esperienza delle due grandi aziende, che già da anni condividevano nei loro cataloghi di distribuzione molti brand. Nella nuova sede di Algam Eko, ai margini di Montelupone, oggi si può apprezzare una ricca collezione storica di chitarre e un laboratorio in cui si costruiscono serie numerate. Già che ci siete, fate tappa a Montelupone. Nel borgo, insignito della bandiera arancione del Touring Club Italiano, ci sono evidenti tracce del suo passato medievale: le mura, torri d’avvistamento, feritoie, monumentali porte d’accesso. E poi vi sorprenderanno l’attenzione all’ecologia, il verde curatissimo e le strade pulite, frutto del lavoro e della passione di associazioni di volontariato e realtà imprenditoriali e produttive che aiutano il borgo a godere di prosperità e benessere.

I dintorni: da Offagna al Conero

Intorno a queste realtà imprenditoriali, ci sono alcuni luoghi che vale la pena vedere. Una quindicina di chilometri a nord di Castelfidardo, c’è Offagna, bandiera arancione del Touring Club Italiano. Adagiata su una rupe in tufo a dominio del borgo c’è, imponente e perfettamente conservata, la Rocca, magnifico esempio di architettura militare medievale: di pianta quadrata, con torri e mastio, presenta 50 postazioni per bombarde, mentre lungo le sue mura corre il cammino di ronda. Ospita il Museo della Rocca, con una raccolta di armi antiche e sede di mostre. L’abitato è fatto di un reticolo di vicoli e stradine acciottolate da cui scorgere il bellissimo panorama sui colli marchigiani. Spostandosi invece verso la costa, sorprendono i 600 metri di altitudine del Conero, un promontorio che spezza di colpo la costa pianeggiante e sabbiosa del litorale e si tuffa nel mare con le sue falesie calcaree. Siamo nel Parco regionale naturale del Conero, che in pochi chilometri quadrati alterna paesaggi diversissimi tra loro: i boschi, i vigneti che regalano il corposo Rosso Conero, i sentieri a strapiombo sul mare, gli incantevoli borghi di Numana e Sirolo, le grotte di Camerano e le incantevoli spiagge di Portonovo, quella delle Due Sorelle o quella dei Gabbiani. Un posto che raccoglie in poco spazio incredibili bellezze naturali, offrendo al viaggiatore l’imbarazzo della scelta.

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