Una tenuta agricola tra le più estese d’Italia, un archivio storico e tre oasi tutelate dal WWF

Con Roma alle spalle, la sua indiscutibile bellezza, i suoi colossali capolavori d’arte e architettura, ma anche il traffico e la massa di turisti, si va verso la costa, il mare, i lidi e la pace del litorale romano. Un litorale che ha dalla sua anche un patrimonio naturalistico tutelato dalla Riserva naturale statale Litorale Romano. Un territorio di 15.900 ettari esteso dalla marina di Palidoro a nord fino alla spiaggia di Capocotta a sud. Chilometri e chilometri quadrati di macchia mediterranea, zone umide, dune e boschi, ma anche importanti siti storici e archeologici, come Ostia antica, i porti imperiali di Claudio e di Traiano, la Necropoli di Porto all’Isola Sacra. Un’area che è stata profondamente modificata da una delle più importanti bonifiche delle pianure laziali, iniziata nell’800 e finita negli anni ’20 del Novecento. È in questo straordinario contesto che si inserisce l’Azienda Agricola Maccarese (dal 1998 proprietà di Edizione Holding, del Gruppo Benetton), una tenuta di 3200 ettari su cui vegliano il Castello di San Giorgio e la Torre Primavera, e che comprende tre oasi naturalistiche affidate in gestione al WWF, le Vasche di Maccarese, l’oasi di Macchiagrande e quella del Bosco Foce dell’Arrone.

Il castello di San Giorgio e la Torre Primavera

Il castello di San Giorgio sorse come villa nel XIII secolo all’interno di estesi possedimenti normanni. Passò dagli Anguillara ai Mattei, dai Mattei ai Pallavicini e infine ai Rospigliosi. Nel 1756 iniziarono i lavori di ricostruzione della struttura, voluti da Camillo Rospigliosi, con l’aggiunta di una maestosa scala elicoidale, di pregevoli ambienti, come la Sala della Musica, e del giardino con un’ampia fontana su cui si affaccia la chiesetta delle Suore.
Un luogo che evoca atmosfere e sentimenti diversi. Sale, terrazze, affreschi e tele pittoriche – tra le quali spiccano i paesaggi di Adrien Manglard -, fanno rivivere le regalità settecentesche, mentre tutt’intorno il pensiero va a chi queste terre paludose le ha lavorate con fatica per renderle coltivabili. Oggi il castello è divenuto polo culturale ed enogastronomico: ospita convegni, manifestazioni, ricevimenti e le botteghe di un tempo sono state riconvertite in ristoranti e locali. Più vicino al mare, la Torre di Maccarese, o Primavera, fu l’avamposto del castello, a protezione dalle incursioni turche o barbaresche. Eretta nel XVI secolo, probabilmente sui resti di una precedente vedetta medievale, ha pianta quadrata ed è alta poco meno di 20 metri.

 

Le Oasi WWF: Macchiagrande, Foce dell’Arrone e Vasche di Maccarese

Tre oasi comprese nella Riserva naturale statale Litorale Romano e nell’area della tenuta agricola Maccarese.

Nel 1986 l’Azienda Maccarese ha concesso al WWF gli oltre 200 ettari di lecceta. Così è nata l’oasi di Macchiagrande, in cui vivono daini, istrici, volpi, tassi, barbagianni, allocchi e civette, testuggini di terra e numerose specie di uccelli acquatici. L’Oasi Bosco Foce dell’Arrone è entrata a far parte del sistema Oasi WWF nel 2011 grazie alla raccolta fondi e all’impegno di Maccarese Spa. Conserva una incredibile sezione di bosco igrofilo, si estende su circa 40 ettari ed è attraversata da 2,5 km di sentieri che permettono di ammirare gli ambienti qui tutelati: il prato, il bosco, la zona umida e la duna costiera. Le Vasche di Maccarese si estendono per circa 33 ettari in gran parte occupati da cinque vasche artificiali degli anni Settanta, costruite a scopo prettamente venatorio, poi riconvertite in strutture per l’acquacoltura, ma senza fortuna. L’abbandono le ha trasformate naturalmente nell’ambiente ideale per fauna e flora palustri.

L’Azienda Agricola Maccarese e il suo Archivio Storico

Su una superfice di 3200 ettari, in un unico corpo, è considerata tra le più grandi aziende agricole d’Italia, nonché una delle più grandi realtà imprenditoriali italiane. Nasce il 20 marzo del 1925 come Maccarese SAB (Società anonima di bonifiche) con lo scopo di bonificare integralmente un territorio di 4500 ettari. Con la crisi del 1929, negli anni Trenta viene ceduta all’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale). Nel 1998, nell’ambito del programma di privatizzazioni avviate dal governo è acquistata da Edizione Holding del Gruppo Benetton, che ne avvia la ristrutturazione grazie a cospicui investimenti, migliorandone la qualità gestionale e produttiva.

Recentemente è stato piantumato un mandorleto super intensivo della superfice di 140 ettari che colloca l’azienda leader in Italia per questo tipo di coltura.

L’attività agricola è affiancata da uno dei maggiori allevamenti di vacche da latte a livello nazionale con 3600 capi per una produzione di 57.000 litri di latte di Alta Qualità al giorno che soddisfa il 15 % del consumo giornaliero dei romani. Il centro zootecnico si estende su un’area di 17 ettari e si avvale dei più avanzati software per monitorare la qualità del latte, l’efficienza della mungitura, la riproduzione e il controllo analitico dei consumi alimentari con la finalità di garantire la sicurezza alimentare e il benessere animale.

Infine, a completare il ciclo di un’agricoltura sostenibile che va nella direzione dell’economia circolare, nel 2010 sono stati realizzati 2 impianti di biogas per la produzione di energia elettrica che utilizzano come alimentazione effluenti zootecnici e insilati prodotti in azienda, e nel 2021 è stato installato sul tetto di una stalla un impianto fotovoltaico della potenza di 300 KW, che consente l’autosufficienza energetica diurna di tutto il centro aziendale.

Articolo redatto in collaborazione con 

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