Una città “doppia” e il museo che racconta la storia lunga millenni dell’olivo e dell’olio

Oneglia e Porto Maurizio erano due nuclei urbani a sé, almeno fino al 1923, quando furono accorpati e divennero un’unica città dal nome che può sembrare altisonante, Imperia, ma che non è dovuto alle mire imperiali del Duce, bensì è tratto dal torrente Impero, il corso d’acqua che è ancora lì a tagliare in due la città. Da una parte Oneglia, con un’impronta più moderna, le tipiche case di pescatori e i portici di Calata Cuneo, dove indugiare per l’aperitivo; e il suo porto, che ha fatto da scenografia per la scena iniziale del film The Bourne Identity, spy thriller hollywoodiano interpretato da Matt Damon (su una rosa di porti che andava dalla costa spagnola a quella ligure, i produttori scelsero quello di Oneglia perché non era stato stravolto da architetture moderne). Dall’altra parte del torrente, Porto Maurizio, un quartiere arroccato sul colle del Parasio, con il suo intreccio di vicoli in pendenza, scorci panoramici, portali in ardesia, palazzi nobiliari e un muraglione coperto di mattonelle d’artista. Una distinzione che ancora resiste e si percepisce: si parlano dialetti con diverse inflessioni, ci sono differenti abitudini e tradizioni, anche gastronomiche.

Del resto i due quartieri sono stati rivali per anni, Oneglia sabauda e Porto Maurizio genovese, la prima che subì i bombardamenti francesi e la seconda schierata con Napoleone.

Ma è giusto ricordare che tra Otto e Novecento la rivoluzione industriale ha fatto di Imperia la capitale dell’olio: le navi con le stive colme di quest’oro liquido salpavano da entrambi i porti dirette verso il mondo intero. Insomma, Oneglia e Porto Maurizio saranno pure distanti, per certi versi, ma il clima (il più mite del Belpaese) e il paesaggio sono gli stessi, quello ligure, costellato di olivi, gli alberi “immortali” che hanno donato alla città di Imperia una ricchezza unica. E a raccontare bene l’epopea di questa eccellenza c’è il Museo dell’Olivo Carlo Carli.

Il Museo dell’Olivo Carlo Carli

È sempreverde, longevo, con una grande capacità di adattamento, ha piccole foglie argentate e la sua fronda è simbolo di pace. È l’olivo, che decora gran parte del paesaggio mediterraneo e ci offre preziosi frutti da cui si ricava da secoli una delle eccellenze gastronomiche del nostro Paese. La Liguria ha da sempre un’economia e una cultura legate all’olio d’oliva, basti pensare che l’olivo è presente nella regione dal 3000 a.C. e che a Ponente la specializzazione olivicola si avvia tra il ‘500 e ‘600 e raggiunge la massima diffusione alla fine del XVIII secolo. L’olio domina la scena soprattutto nell’imperiese con la produzione di qualità dell’Extravergine d’Oliva Dop Riviera Ligure Riviera dei Fiori. Ed è Imperia a rappresentare il principale centro dell’industria dell’olio. In città l’olio si produce, si acquista e… si studia, anche. Dove? Al Museo dell’Olivo Carlo Carli.

Inaugurato nel 1992 nella palazzina Liberty sede storica della Fratelli Carli, e ampliato nel 2002 sino quasi a raddoppiarne la superficie espositiva, il Museo dell’Olivo Carlo Carli rappresenta una delle più significative realtà museali europee incentrate sulla storia culturale dell’olivo e dell’olio, raccontata dall’antichità al periodo contemporaneo. Attraverso oltre 250 reperti databili fra il II millennio a.C. e il Medioevo, si ripercorre il viaggio affascinante dell’olivo attraverso il tempo e i luoghi, da est a ovest del Mediterraneo. In quasi un secolo di ricerche la famiglia Carli ha raccolto e conservato preziosi lumi a olio e oliere in argento, anfore, documenti, misure e sistemi di peso, attrezzi e impianti inseriti in ambienti appositamente ricostruiti, come il frantoio a trazione animale, quello idraulico o la stiva di una nave romana. Ancora, vasetti e recipienti che raccontano l’uso dell’olio in medicina e nella cosmetica, e contenitori utilizzati durante i riti sacri nell’Oriente antico e in Occidente e, come tuttora accade, nelle religioni cristiana, ebraica e musulmana.

Non poteva mancare infine una sala dedicata alla Liguria: per mostrare come rendere coltivabili le valli scoscese di questo territorio sono stati inseriti un breve tratto di terrazzamento e disegni e fotografie che ne illustrano la costruzione con il complesso sistema dei muretti a secco. Oggi l’arte dei muretti a secco rappresenta un patrimonio di inestimabile valore, tanto che nel 2018 è stato inserito nella lista degli elementi immateriali dell’Unesco.

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