A Roma, l’evoluzione del Belpaese raccontata attraverso il Museo CDP

Città imperiale prima e papale poi, nel corso dei secoli Roma ha accumulato storia e arte in quantità tale che i tesori cittadini sono incalcolabili. Difficile immaginare un’altra città così ricca e intensa, in cui a ogni passo ci si imbatte nell’opulenza degli antichi romani e nella ricercatezza dello stile rinascimentale. Ma Roma non è solo il Colosseo o San Pietro, non sono solo le opere maestre di Michelangelo o di Bernini, a cui una visita pare doverosa. Spesso, all’ombra di lavori di tale portata, ci sono luoghi sconosciuti ai più che sono contenitori di altrettanta bellezza e importanza storica e sociale. È il caso del Museo CDP, museo aziendale di Cassa Depositi e Prestiti di via Goito, in pieno centro storico.

 

Cassa Depositi e Prestiti e il Museo CDP

Nata nel 1850 per raccogliere depositi dei risparmiatori italiani e finanziare le infrastrutture del Paese, Cassa Depositi e Prestiti ha una storia profondamente legata allo sviluppo economico e sociale dell’Italia. Nel corso degli anni CDP ha ampliato i suoi orizzonti, contribuendo alla realizzazione delle principali infrastrutture di trasporto, di reti energetiche e di telecomunicazione, offrendo sostegno alle imprese, promuovendo iniziative di social housing e di riqualificazione urbana fino alla cooperazione internazionale per la crescita sostenibile anche nei paesi in via di sviluppo.

Un’istituzione che ha a cuore anche arte e cultura, fattori strategici per favorire lo sviluppo sostenibile dei territori e delle comunità locali. Nel corso della sua lunga storia Cassa Depositi e Prestiti ha collezionato opere d’arte che dal 2020 si possono ammirare nel Museo CDP, che si propone come veicolo di promozione dell’arte e della cultura, con l’obiettivo di restituire alle nuove generazioni l’eredità storica, sociale, artistica e culturale del nostro Paese.

Il museo aziendale di Cassa Depositi e Prestiti riunisce una collezione d’Arte Antica (opere realizzate tra il Seicento e l’Ottocento e che provengono dal Monte di Pietà) e quattro collezioni d’Arte Moderna e Contemporanea con opere realizzate tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento e che sono espressione del mecenatismo industriale e delle residenze di artisti in fabbrica.  La quadreria della collezione d’arte moderna, la raccolta più consistente del museo, deriva dalla pubblicazione “Civiltà delle Macchine” (rivista aziendale del Gruppo IRI, 1953 – 1979), che ebbe il merito di coinvolgere accademici, intellettuali, poeti, filosofi e artisti con l’obiettivo di aprire una riflessione sullo sviluppo industriale, tecnico, scientifico, tecnologico ed economico dell’Italia del Dopoguerra. Le opere, realizzate su commissione per le copertine e i servizi interni da artisti quali Gino Severini, Emilio Vedova, Franco Gentilini, Afro, Giuseppe Capogrossi, Eugenio Carmi, Piero Dorazio e Renzo Vespignani, sono state recuperate in seguito a un lavoro di ricognizione, ricerca e catalogazione degli archivi del Gruppo CDP.

Le collezioni del Museo CDP – insieme ai due archivi storici che conservano oltre 26 km lineari di documenti e oltre 20mila fotografie che raccontano l’industrializzazione e il progresso italiano del Dopoguerra – sono custodite all’interno del palazzo che ospita gli uffici della sede storica dell’istituzione in via Goito, a Roma, vincolato dalla Soprintendenza e costruito agli inizi del XIX secolo. Grazie a un progetto di allestimento specifico, le opere d’arte sono state diffuse nei corridoi e nello scalone monumentale della sede con la volontà di renderle fruibili ai lavoratori del Gruppo CDP e ai suoi stakeholder.

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