I racconti di un vino mordace e dei motoscafi simbolo del lusso made in Italy

Franciacorta. A primo impatto il nome potrebbe restituire l’immagine di un territorio vinicolo di una Francia in miniatura. Ma le origini del toponimo sono altre, ovvero la presenza in questi luoghi di corti franche, antichi insediamenti monastici esenti dalle tasse. Lasciandosi alle spalle autostrade, statali e provinciali e avventurandosi per vie secondarie, spesso poco segnalate, si aprono davanti agli occhi dolci colline e campi coltivati, vigne, cascine, e le bellissime architetture di castelli ed edifici aristocratici (molti dei quali sono stati riconvertiti in prestigiose cantine).
E poi c’è il lago di Iseo, protagonista, nel 2016, della grandiosa opera di land art di Christo: un sistema incredibile di pontili galleggianti, una passerella rivestita da 100mila metri quadri di tessuto color ocra. Un’opera che ha attirato frotte di turisti e che ha fatto crescere la fama di questi luoghi. E meno male. Perché il lago di Iseo è bello, davvero bello. Con i suoi borghi dall’aria rarefatta, l’isola lacustre (Monte Isola) tra le più grandi in Europa, le torbiere, le tradizioni dei pescatori.
È in questo territorio che sono nate l’eccellenza vinicola, che si può scoprire attraverso le sale del Museo agricolo e del vino Ricci Curbastro, e quella dell’industria navale, con gli yacht firmati Riva.

La Franciacorta e il Museo agricolo e del vino Ricci Curbastro

L’abbiamo detto. La Franciacorta è straordinaria, con un paesaggio modellato dalle linee ondulate dei filari, fatto di muretti che cingono orti e frutteti e di antiche dimore. E poi c’è tutto il merito di quegli imprenditori che dagli anni Sessanta hanno puntato alto sul vino, oggi patrimonio culturale.

In questa “isola vitivinicola” si producevano vini fermi già nel XVI secolo. Nel 1570, il medico bresciano Girolamo Conforti, anticipando le intuizioni di Don Pérignon, l’inventore dello Champagne, diede alle stampe il Libellus de vino mordaci, uno dei primi testi al mondo dedicati dell’enologia, un manuale sul metodo di produzione delle bollicine che si diffuse presto fra i produttori franciacortini.

Nel 1967, viene riconosciuta al Franciacorta la Doc (Denominazione di Origine Controllata). Nasce così la coraggiosa sfida di un piccolo gruppo di viticoltori: produrre uno spumante italiano esclusivamente con il metodo classico (la rifermentazione in bottiglia). Tra gli undici fautori di questo “Rinascimento vitivinicolo” vi era anche Gualberto Ricci Curbastro, la cui famiglia da secoli produceva vino. Nel 1990, per garantire e controllare il rispetto della disciplina di produzione del vino Franciacorta, nasce il Consorzio Franciacorta, e nel 1995 il Franciacorta è il primo brut italiano a ottenere la Docg.

Appassionato storico oltre che lungimirante agricoltore, Gualberto Ricci Curbastro ha inaugurato nel 1986 il Museo agricolo e del vino. Allestito nei rustici dell’azienda, il museo racconta la vita contadina di un tempo attraverso ingegnosi attrezzi, utensili, manufatti di grande valore usati in campagna o nelle cantine. Al museo si affiancano una biblioteca, con oltre 4000 volumi su temi agricoli e di storia locale, e un archivio con documenti che ricostruiscono la storia della famiglia Ricci Curbastro fin dal XVII secolo. La visita prosegue nella cantina, dove maturano centinaia di migliaia di bottiglie di Franciacorta e dove è possibile partecipare a degustazioni guidate. Inoltre, il museo è un contenitore di iniziative culturali finalizzate alla valorizzazione del territorio, con focus sull’enologia sulla civiltà contadina.

Sarnico e i Cantieri Riva

Dici Sarnico, dici Riva. Sì, perché la cittadina è legata indissolubilmente al marchio, che ne ha fatto la culla della nautica da diporto. Nata nel 1842 a Sarnico, borgo pittoresco sulla sponda bergamasca del lago di Iseo, l’azienda ha prodotto da allora leggendari scafi in legno come l’Aquarama e tuttora continua la produzione di yacht da mille e una notte. Una produzione artigiana eccellente, un saper fare unico che sposa perfettamente cura dell’estetica a innovazione e tecnologia. In cantiere nulla è lasciato al caso, tutto è studiato e scelto con meticolosità: dai materiali, come le essenze pregiate del legno, dal mogano al rigatino, ai colori, realizzati in esclusiva per Riva. A questo si affiancano il design raffinato degli arredi e degli accessori. Tutto questo fa di Riva un luxury brand immediatamente riconoscibile.

Visitare il Cantiere Riva significa immergersi nella storia dell’azienda. Si può assistere alla proiezione dei film in cui appaiono le imbarcazioni Riva, come Mambo del 1954, il Sorpasso del 1962, fino a La grande bellezza del 2013 e Tenet del 2020. Si visita la galleria storica, che espone i motoscafi da corsa della prima metà del Novecento e quelli da diporto in mogano, prodotti nella seconda metà del Novecento. Si entra nell’area produttiva per ammirare la maestria degli artigiani Riva. Dulcis in fundo, l’ufficio dell’ingegnere Carlo Riva, che l’ha progettato personalmente curandone design e funzionalità. Collocato al centro della grande volta della struttura centrale, con un’arcata di 40 metri retta da due pilastri laterali che sostengono anche due carroponti, si protende sul lago con la sua architettura avveniristica che ricorda la prua di una nave, per questo è chiamato “la Plancia”. Visibile fin dalla sponda opposta del lago, è tutelata, come tutto il cantiere, dalla Sovrintendenza ai Beni Ambientali. Ma non finisce qui. L’esperienza al cantiere si chiude in bellezza con una sosta al Riva Lounge, un luogo in cui rivivono lo stile e il design del brand. Inoltre, in esposizione, la collezione dei prodotti di Riva Boutique: home decor, abbigliamento o high-tech. La visita è riservata, su prenotazione scrivendo a info@rivabrandexperience.com, a gruppi di non meno di 20 persone e fino a un massimo di 40.

Sarnico però non è solo nautica. Sarnico è un gioiello del lago di Iseo. Per di più certificato con la Bandiera arancione del Tci. Un borgo votato a un turismo discreto, che ha conservato lo spirito locale e i legami con le tradizioni. La sua origine medievale appare chiara nella chiesetta di San Paolo e negli edifici quattrocenteschi del centro storico, fatto strade lastricate, vicoli e piazzette in cui si susseguono negozi e locali. E, nientemeno, Sarnico è anche la città del Liberty. Conserva infatti alcuni magistrali esempi architettonici dello stile “floreale” realizzati su progetti dell’architetto Giuseppe Sommaruga, tra cui la villa di Giuseppe Faccanoni, ricavata da una vecchia filanda e immersa in uno splendido parco privo di angoli retti, e le ville di Pietro e Luigi Faccanoni (oggi rispettivamente Passeri e Surre).

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