Libri e giornali, fogli e biglietti, quaderni e taccuini, fazzoletti e tovaglioli, sacchetti e scatole, buste e soldi. Nella mirabolante era digitale la carta si difende ancora bene. Basti pensare che nel 2019, secondo il 25° rapporto annuale di Comieco sulla raccolta differenziata di carta e cartone in Italia, è stata superata la soglia dei 3,5 milioni di tonnellate di carta e cartone raccolti in modo differenziato e riciclati. Dunque, bastano i numeri a dimostrare la notevole importanza del comparto cartario.

Ma andiamo con ordine. La carta è una scoperta antica e cinese. Nel 105 d.C. Ts’ai Lun, un eunuco funzionario alla corte degli Han, era a riposo sulla riva di uno stagno dove una lavandaia stava sciacquando alcuni panni logori. Sfilacciandosi, le fibre del tessuto andavano ad ammucchiarsi in una piccola insenatura ai piedi di Ts’ai Lun. Dopo qualche tempo, a pelo d’acqua dello stesso stagno, Ts’ai Lun si accorse di un velo di fibre intrecciate, lo raccolse e lo mise a seccare sull’erba. A quel punto era chiaro che quel piccolo foglio di fibre, bianco, morbido e compatto nient’altro era che una pagina su cui scrivere. La produzione si perfeziona e la carta, ricavata dalla stoffa, dal gelso, dalla canapa, e dalle reti da pesca, si diffonde in tutto l’Impero. Inizia il lungo viaggio della carta. Quando nel 751 gli arabi conquistano Samarcanda due cartai cinesi vengano presi in ostaggio per svelare al mondo i segreti del mestiere. La carta arriva a Baghdad, poi a Damasco, al Cairo, in Sicilia, a Istanbul e, dopo il Mille, raggiunge il Marocco e la Spagna. È il 1264 e a Fabriano, nelle Marche, nascono le prime cartiere, che danno impulso alla diffusione della carta anche nel nord Europa. Il Museo della Carta di Pescia in Toscana e la Fondazione Fedrigoni Fabriano nelle Marche sono custodi di un patrimonio storico cartario di grande valore.

Museo della carta di Pescia

Siamo nella Valleriana (o Svizzera Pesciatina), un paesaggio fatto di colline e boschi tra cui sorgono le “dieci castella”, borghi medievali ben conservati che offrono alla vista, dai loro vicoli, porticati o archi, splendidi scorci panoramici. Da qui si snoda la Via della Carta, che giunge fino al mare, a Viareggio, passando per Collodi, Villa Basilica, Capannori, Garfagnana, Lucca e Pietrasanta. Un percorso attraverso cui scoprire zone di antica vocazione cartaria, ripercorrere strade e sentieri in passato battuti dai mastri cartai, visitare cartiere settecentesche dismesse oggi sedi di archivi storici o musei oppure opifici più contemporanei dove la produzione della carta segue nuove tecnologie. Uno degli opifici meglio preservati di questo territorio, sia strutturalmente sia perché conserva ancora gli impianti produttivi sette-ottocenteschi, si trova nel piccolo borgo di Pietrabuona, nel fondovalle del fiume Pescia. Si chiama Le Carte ed è stato costruito nel 1710 e ampliato nel 1725. Il piano terra, con volte a crociera, era dedicato alla preparazione dell’impasto e alla creazione dei fogli di carta, al primo piano c’erano la bottega, luogo in cui ci si occupava delle fasi di rifinitura, e le case delle famiglie dei cartai, mentre l’ultimo piano era adibito a “spanditoio” per l’asciugatura dei fogli. Un anno prima dell’Unità d’Italia la famiglia Magnani lo acquistò e l’opificio divenne il fulcro dell’attività della famiglia di imprenditori. Fino al 1992, anno della cessata attività, la cartiera ha prodotto esclusivamente carta fatta a mano.

Nel 2004 l’opificio è stato acquistato dall’Associazione Museo della Carta di Pescia Onlus, associazione nata con lo scopo di salvaguardare e tramandare l’antica arte della lavorazione della “carta a mano” e nel contempo divulgare l’importanza di questo materiale e l’evoluzione del suo metodo produttivo. Oggi ospita il Museo della Carta di Pescia, che conserva strumenti e macchinari d’epoca, cere da filigrana, punzoni, timbri, teli e forme da carta filigranate, tra cui quella con le effigi di Napoleone e Maria Luisa d’Austria del 1812. Il museo inoltre sede dell’archivio storico delle Antiche Cartiere Magnani che raccoglie numerosi documenti storici (dal XVIII secolo ai primi anni del XXI) attraverso cui ricostruire l’attività economica della cartiera e i legami con gran parte dell’industria italiana ed estera. Infine, grazie ai Mastri Cartai dell’Impresa Sociale Magnani che hanno ripreso la fabbricazione della carta a mano filigranata, è possibile partecipare a laboratori didattici volti a conoscere la storia e le tecniche di fabbricazione della carta.

Fondazione Fedrigoni Fabriano

Città Creativa UNESCO per Artigianato e Arti popolari, marchigiana di confine (l’Umbria è vicinissima), Fabriano è una graziosa e vivace cittadina medievale perfettamente conservata. Il centro è fatto di un reticolo di vie che regalano scorci suggestivi e intorno ha il rilassante paesaggio verde delle colline. A pochi chilometri ci sono Genga (borgo bandiera arancione del TCI) e le Grotte di Frasassi. Tuttavia Fabriano rimane, nell’immaginario collettivo, la città della carta. Dici Fabriano, dici album da disegno. Uno dei pochi limpidi ricordi del primissimo periodo scolastico. Chi non ha utilizzato la carta Fabriano per le proiezioni ortogonali? L’album Fabriano, A4 o A3, era una delle poche consegne d’acquisto su cui non esisteva margine d’errore. La carta è dunque un must a Fabriano: iniziata tra il 1100 e il 1200, l’industria fabrianese cartaria si sviluppò soprattutto tra Trecento e Quattrocento.

Nel 2011 invece è nata la Fondazione Gianfranco Fedrigoni – Fabriano. Storia, scienza e arte della carta (in breve Fondazione Fedrigoni Fabriano), con l’obiettivo di valorizzare e tutelare il patrimonio storico cartario ereditato dalle Cartiere Miliani Fabriano, ma non solo. Oltre 500 metri lineari di documenti datati dal 1267 e oltre 10.000 strumenti per la fabbricazione della carta, testimonianza di una tradizione tramandata di generazione in generazione, riuniti nel Fabriano Paper Pavilion. A wonderful journey, un padiglione interamente dedicato alla carta inserito nel Complesso storico della Cartiere Miliani Fabriano, inaugurato nel 2019 in occasione dell’Annual Conference UNESCO. Da questa fonte così preziosa, la Fondazione promuove lo sviluppo intellettuale, sociale ed economico e offre sostegno alla cultura e alla ricerca scientifica e tecnica.

Per esempio, l’ultima fruttuosa ricerca ha stabilito che anche Raffaello usava la carta di Fabriano. La scoperta è il risultato di uno studio autoptico su disegni e bozzetti dell’artista. Partendo dalla digitalizzazione del Corpus Chartarum Fabriano, l’imponente progetto di digitalizzazione delle migliaia di filigrane fabrianesi, la Fondazione si è dedicata allo studio delle filigrane dei fogli raffaelliani e all’analisi dei supporti materiali utilizzati dall’artista. Le filigrane su molti disegni e bozzetti di Raffaello corrispondono perfettamente con quelle storiche fabrianesi. Ad apprezzare la carta di Fabriano e a farne un uso eccellente ci sono stati anche Michelangelo, Canova, Munari, Beethoven, Bodoni, D’Annunzio, Leopardi, Garibaldi e moltissimi altri donne e uomini straordinari.

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