Poliedrico, il Veneto è una regione che ha dalla sua una storia antichissima, le Dolomiti e l’Adriatico, città che sono esse stesse, nella loro interezza, capolavori, custodi d’opere artistiche e architettoniche magnifiche. Artigianato ed enogastronomia d’eccellenza. Un forte sostegno alla cultura, con Università prestigiose e musei a profusione. E poi c’è l’imprenditorialità dei veneti, che insieme a pragmatismo e creatività, ha fatto sì che il settore moda conoscesse uno sviluppo esponenziale. È il perimetro triangolare con punte a Padova, Venezia e Treviso a fregiarsi di un florido fashion system creato da tre aziende storiche, che hanno fatto del made in Veneto un vanto a livello internazionale.

Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi

Tra bellezze naturali e architettoniche emerge, della Riviera del Brenta, la sua vocazione calzaturiera. Una tradizione artigiana antichissima testimoniata dalla Scuola dei Calegheri, prestigiosa confraternita dei calzolai di Venezia fondata nel 1268. Come tutte le tradizioni, l’attività calzaturiera si è tramandata nel corso dei secoli di padre in figlio, si è dilagata e ha trovato pieno sviluppo nel territorio, trasformandosi nel 1898 in impresa industriale, con una produzione di eccellenza a cui attingono i più importanti marchi internazionali. Ne è ambasciatrice Rossimoda, manifattura nata nel 1947 dall’intraprendente Narciso Rossi e in seguito guidata dal figlio Luigino, che è oggi tra i più importanti calzaturifici della Riviera del Brenta.

Materiali pregevoli, calzata perfetta, creatività disinvolta e lungimiranza sono la chiave del suo successo. Se inizialmente l’idea era quella di imporre sul mercato i propri prodotti, artigianali e ricercati, nei primi anni ’60, dopo una collaborazione con Jourdan, azienda licenziataria per le scarpe di Dior, Luigino Rossi intuisce che la strada del successo deve seguire le orme delle griffe di grande richiamo internazionale. Dal 1963 il calzaturificio del Brenta svolta firmando un accordo con Yves Saint Laurent, che durerà fino al 2000. A seguire arrivano i contratti con Anne Klein, Givenchy, Ungaro, Porsche, Vera Wang, Clavin Klein e Christian Lacroix, Fendi, Emilio Pucci e Celine, per citarne alcuni. Rispettando lo stile proprio di ogni brand, l’azienda riesce a creare collezioni sempre nuove e originali. Nel 2003 il gruppo finanziario del lusso LVMH acquisisce Rossimoda, aggiungendo alla lista delle collaborazioni nuovi brand e dando ulteriore impulso alla crescita aziendale. A raccontare la storia di questo successo imprenditoriale ci pensa il Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi, a Stra, con un’esposizione di oltre 1300 modelli di scarpe femminili di lusso create dall’azienda nel corso della sua storia. Il museo è ospitato in una location d’eccezione: un meraviglioso complesso architettonico del XVII secolo che fu prima azienda agricola, poi residenza estiva della famiglia Foscarini, patrizi veneziani. Il restauro del corpo padronale fu affidato all’architetto Vincenzo Scamozzi, allievo del Palladio, mentre i decori e gli affreschi che impreziosiscono il Salone delle feste della Foresteria adiacente sono Pietro Liberi e Domenico de Bruni.

Poi, poco distante, c’è Padova, la città dei gran dottori, con il suo reticolo di vicoli, le piazze e i mercati, l’ombra della basilica di Sant’Antonio e il capolavoro assoluto di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, il vino buono, la goliardia degli studenti universitari, discepoli delle menti più geniali d’Europa, in buona convivenza con la serietà e l’eleganza dei quartieri signorili.

Archivio aziendale Rubelli

Venezia. Canali, calle, fondamenta e sestieri, sottopassi, case a pelo d’acqua, architetture sontuose oppure decadenti e comunque affascinanti, una delle basiliche più belle del mondo, quella di San Marco, il ponte di Rialto e quello dei Sospiri, le gondole, il Carnevale, i bacari, musei importanti, personaggi illustri, tradizioni artigiane antichissime e nobili. Come quella dei tessuti, che svela agli occhi del visitatore l’anima di una città di mercanti e viaggiatori. Ai tempi della Serenissima spezie, avori e seta arrivavano qui da Bisanzio. Da allora Venezia non ha mai smesso di realizzare tessuti pregiati destinati prima alle principali corti europee, poi a palazzi nobiliari e dimore storiche, fino a impreziosire, oggi, ambasciate e musei.

Nel sestiere San Marco, Ca’ Pisani Rubelli ospita l’Archivio Storico Rubelli, che raccoglie oltre 6000 documenti tessili databili dalla fine del XV secolo alla prima metà del XX.

Rubelli è una delle aziende iconiche del settore. Nasce a fine Ottocento, quando Lorenzo Rubelli rileva la ditta Giobatta Trapolin, che produceva passamanerie, velluti, lampassi e broccati. Da subito Lorenzo e il figlio Dante Zeno, dotati di un certo fiuto per gli affari, estendono il commercio e la produzione in Italia e in Europa. Il successo è immediato. Nel corso degli anni i cambiamenti della società e del gusto portano Rubelli a diversificare l’offerta, orientandosi verso uno stile più contemporaneo, ma senza abbandonare la tradizione e l’alta qualità dei materiali. Nascono negli anni Venti e Trenta le collaborazioni con artisti e architetti di fama internazionale come Guido Cadorin, Umberto Bellotto, Vittorio Zecchin e Gio Ponti. I tessuti dell’azienda vengono esposti alla Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano e arredano la Casa Reale nei primi del Novecento. Nel secondo dopoguerra a Dante Zeno subentra il nipote, Alessandro Favaretto Rubelli, che in 65 anni di attività ha rinnovato i processi produttivi, fino a trasferire su telai elettronici le antiche tecniche della tessitura. Una storia lunga e felice, quella di Rubelli: ancora oggi sulla cresta dell’onda, è azienda leader a livello internazionale del settore, grazie a competenza ed esperienza acquisite e al suo incessante processo di ricerca e innovazione.

Archivio Benetton

Capitale della Marca Trevigiana, Treviso è una cittadina raffinata e cordiale, con i suoi canali che si muovono nel centro storico, le mura cinquecentesche, il campanile e la cupola del Duomo, la piazza dei Signori con il palazzo del Podestà e l’elegante perimetro di portici. Una città in cui ben si amalgamano incantevoli scenari naturali, preziose bellezze artistiche, spirito e vivacità, eccellenze gastronomiche (il radicchio rosso è il principe in cucina) e un solido comparto industriale. È nata proprio alle porte di Treviso, nel 1965, una delle aziende di moda più note del nostro pianeta: Benetton, il marchio che ha fatto la storia della moda italiana anticipando di gran lunga quei colossi del fast fashion che oggi imperversano nelle città di tutto il mondo. Quel brand dal logo inconfondibile, un piccolo punto maglia stilizzato, disegnato nel 1971 da Franco Giacometti e Giulio Cittato. Tutto in realtà ha origine nei primi anni ‘50, quando Giuliana Benetton confeziona per il fratello Luciano un maglione giallo che riscuote grandi apprezzamenti. Inizia così: Giuliana produce, Luciano vende. Pochi anni dopo si uniscono al progetto anche Gilberto e Carlo, gli altri due fratelli. Il successo è presto fatto. L’idea di rimodernare il classico maglione di lana colorandolo in 36 tinte è semplice, innovativa e, soprattutto, si rivela vincente. L’impresa decolla, grazie anche ai prezzi democratici dei prodotti, e affianca al negozio di Belluno, aperto nel 1965, una rete di franchising.

Arrivano poi le efficaci e provocatorie campagne pubblicitarie firmate da Oliviero Toscani, che mettono in luce problematiche sociali come razzismo, sesso, religione, guerra, mafia, pena di morte, AIDS, violenza, impresse nella memoria collettiva. Benetton è a questo punto inarrestabile. Resiste anche al sopravvento sui mercati delle catene di fast fashion estere. Questo grazie alla forte identità che la distingue: un’identità di stile, colore, moda autentica, qualità a prezzi accessibili. Oggi l’azienda conta una rete commerciale di circa 5000 negozi nel mondo. Nonostante la dimensione internazionale, il brand rimane fortemente legato al suo territorio di origine, soprattutto attraverso le attività culturali svolte dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e all’impegno in progetti di carattere sociale. A custodire la memoria storica di Benetton ricostruendone tutte le tappe, c’è l’Archivio, nato nel 2009 e inserito all’interno dei Benetton Studios, centro polivalente presso gli stabilimenti di Castrette.

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