Il Museo della Tecnica Elettrica a Pavia, città d’arte e di studi

 

Federico Barbarossa fu incoronato Re d’Italia nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, che accoglie le spoglie di sant’Agostino. Albert Einstein vi ha passato un lungo periodo di vacanza del 1895, mentre preparava l’esame di ammissioni al Politecnico di Zurigo, tra bagni nel Ticino, passeggiate in bicicletta e momenti di riposo nella casa di Palazzo Cornazzini. Tra i loggiati e il cortile delle Magnolie dell’Università fondata nel 1361 dall’Imperatore Carlo IV, tra le più antiche d’Italia, hanno passeggiato Ugo Foscolo e Alessandro Volta, titolari delle cattedre di eloquenza e di fisica sperimentale. Si può ben dire: a Pavia ogni luogo è un racconto.

 

Si possono percorrere le scintillanti corso Cavour e strada Nuova, ritrovarsi in piazza della Vittoria e sedersi al tavolino di uno dei tanti locali che la animano. Inoltrarsi lungo le vie acciottolate che dal Duomo si dirigono verso il Ticino e imbattersi nella piccola basilica di San Teodoro, del XII secolo, con la sua facciata in mattoni rossi. Ci sono i Musei Civici all’interno del Castello Visconteo, e il Ponte della Libertà, da osservare di notte quando le arcate si colorano di blu, giallo e fucsia dei neon dell’artista Marco Lodola. Oppure si possono andare a scovare le torri gentilizie di nobili famiglie che le fecero erigere per gonfiare ancor più il petto e non per scopi difensivi. Erano cento, poco più o poco meno, ne sono rimaste trentadue. Molte sono inglobate negli edifici accanto a cui erano state costruite, altre ridotte in ruderi. Quelle che svettano ancora sono cinque. C’è l’iconico Ponte Coperto, costruito nel 1351 sul preesistente di epoca romanica, rimaneggiato, bombardato nel ‘44 e ricostruito nel 1951. E, se non basta, a 10 km si erge uno degli edifici più importanti del Rinascimento: la Certosa. Una ricchezza artistica e architettonica che ricorda il passato glorioso e tormentato di Pavia. Eppure l’antica scenografia si accompagna a un’atmosfera giovane e dinamica, complice l’Università, partner di oltre 300 programmi di scambio internazionali, grazie alla quale in città si vedono girovagare soprattutto volti senza rughe e si srotola una line up di eventi fittissima.

Il Museo della Tecnica Elettrica dell’Università di Pavia

L’interesse dell’Università di Pavia per la storia e i beni culturali su fa vivo attraverso il Sistema Museale d’Ateneo, una sorta di “dipartimento” che ha lo scopo di organizzare le attività dei suoi musei. Il Museo per la Storia dell’Università, il Museo Golgi, il Museo di Scienze Naturali Kosmos, Museo di Archeologia, l’Orto Botanico, le collezioni di Mineralogia, di Chimica, di Storia della Medicina e di Fisica. Un patrimonio museale gigantesco a cui si è aggiunto nel 2007 il Museo della Tecnica Elettrica (MTE).

Era il 1778 e ad Alessandro Volta, già prolifico inventore, fu offerta la cattedra di Fisica Sperimentale presso l’Università di Pavia. Una ventina d’anni più tardi, dopo studi approfonditi, osservazioni ed esperimenti, Volta realizzò e perfezionò l’invenzione che lo avrebbe reso famoso in tutto il mondo: la pila. Il primo sistema per generare elettricità con una corrente costante nel tempo. Nel 2000, in occasione delle celebrazioni per la grande creazione di Volta, è stata allestita in Ateneo una mostra temporanea per presentare il progetto di realizzazione del museo della Tecnica Elettrica. Il museo racconta l’affascinante storia delle più importanti scoperte scientifiche e delle invenzioni legate allo studio dell’elettricità dalle origini ai giorni nostri, che hanno contribuito all’evoluzione della tecnologia e della società.

Un percorso diviso in cinque sezioni storiche e tematiche in cui si viene incuriositi da pezzi unici e originali provenienti dalle collezioni di Enel, Sirti e dell’Università di Pavia, che si sono via via arricchite nel corso del tempo. Per esempio, un alternatore proveniente dalla centrale elettrica di Paderno d’Adda, un vecchio tram meneghino, un acceleratore di particelle, un generatore eolico ed Eta Beta, generatore di fusione nucleare. Inoltre, un esemplare originale di Enigma, una macchina pensata per proteggere dallo spionaggio industriale brevetti e progetti e che divenne un sistema di comunicazione criptata utilizzato nel Novecento dagli eserciti di grandi potenze mondiali come Germania, Giappone e Stati Uniti e che ha offerto un contributo prezioso al matematico Alan Turing per decifrare le comunicazioni naziste durante la Seconda guerra mondiale.

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