L’heritage rossonero e il Portello, quartiere green e contemporaneo

 

Nei cortili delle case, all’oratorio di quartiere, nei parchi, nelle piazze e sulle spiagge, sui marciapiedi: ogni momento è buono per tirare due calci a un pallone, a una lattina vuota, a un foglio di carta appallottolato. Da sport a fenomeno sociale, il calcio è una passione che divide un Paese durante i campionati e i tornei per Club e unisce quando a giocare è la Nazionale. In entrambi i casi il risultato è una somma di emozione, ardore e trasporto.

Le cose stanno così, in Italia. È un matrimonio che si celebra in età infantile, quello tra la squadra del cuore e il suo tifoso, e la promessa recitata è esattamente questa: “giuro di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”. Del resto Lei, la squadra del cuore, ci regala emozioni per tutta la durata della nostra esistenza: dall’esaltazione per la vittoria al dispiacere per la sconfitta.

E quale luogo, se non un vero e proprio museo, può meglio ufficializzare il legame indissolubile tra un club e i suoi fedelissimi?

Lo sa bene la sponda rossonera del capoluogo lombardo, che con il Museo Mondo Milan celebra la sua storia. A partire dal suo inconfondibile simbolo, quel Diavolo che distingue l’AC Milan nel mondo, seguito dal dettame originario dei fondatori che recita: “i nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!”.

Museo Mondo Milan

Fuoco e paura colorano anche il parallelepipedo dal profilo diagonale di una delle tre “montagne urbane” di piazza Gino Valle, nel quartiere meneghino del Portello. È la sede di Casa Milan, headquarter rossonero inaugurato nel 2014, che ospita la biglietteria ufficiale, gli uffici della società, un flagship store, un bistrot e non ultimo il Museo Mondo Milan.

Oltre 120 stagioni sportive sono condensate nel percorso museale: luci, tecnologie, proiezioni e pannelli interattivi catapultano turisti e tifosi nel vivo degli attimi più memorabili che il Diavolo del football ha vissuto nei campi verdi di tutto il mondo. Cimeli, trofei, magliette e memorabilia di vario genere sono il pezzo forte dell’esposizione, ma la visita svela anche episodi e aneddoti risalenti agli anni della fondazione, grazie anche a un teatro olografico sorprendente e decisamente all’avanguardia. Si scopre ad esempio che ci volle la passione calcistica di un giovane tessutaio di Nottingham, Herbert Kilpin, perché il calcio moderno, nato nell’Inghilterra vittoriana e già esportato con un certo successo a Genova e Torino, giungesse anche a Milano. A Kilpin bastò trovare qualche giocatore di qualità e un presidente autorevole come Alfred Edwards – diplomatico britannico in terre lombarde – per dare vita, il 16 dicembre 1899, al Milan Football and Cricket Club. Di lì a pochi mesi, il capitano della squadra David Allison avrebbe segnato il primo gol della storia rossonera: era l’11 marzo del 1900 e si giocava Milan-Mediolanum, verosimilmente il primo derby del calcio milanese.

La visita al Museo Mondo Milan segue un crescendo di emozioni che culmina nella Sala dei Trofei. 42 coppe di forme e dimensioni diverse abbracciano il centro della stanza, disegnando un cerchio intorno a una monumentale replica della Coppa dei Campioni (misura tre metri in altezza e ci sono volute oltre 680 ore di lavorazione per realizzarla). Le “grandi orecchie” della Champions League si sono tinte di rossonero per ben 7 volte.

E se è vero che il calcio è uno sport di squadra, è altrettanto vero che l’estro e la personalità di un singolo possono dare una svolta decisiva a un match fino al fischio finale. Ecco perché la Hall of Fame del museo è tanto amata dai visitatori: immagini, statistiche, citazioni e gol dei 100 più grandi campioni milanisti colorano e riempiono la sala. Al centro campeggianomi dei più grandi tra i grandi. I cinque Palloni d’Oro rossoneri: Gullit, Van Basten, Shevchenko, Kaká e George Weah, Ballon d’Or 1995 e oggi Presidente della Liberia, suo Paese d’origine. E ancora Baresi e Maldini, Liedholm e Altafini, Trapattoni e tutti i grandi protagonisti dei 19 Scudetti, incluso il più recente, conquistato il 22 maggio 2022.

Uno spazio all’interno del Museo è dedicato anche a Fondazione Milan, la public charity legata al più ampio contesto di responsabilità e sostenibilità del Gruppo AC Milan.

Infine, non potevano mancare 260 metri quadrati dedicati a cicli di mostre e approfondimenti temporanei. Ed è un bene che qualche spazio sia rimasto libero, perché se è vero che la storia dell’AC Milan si scrive senza soste dal 1899, è ancor più vero che il suo futuro è ancora tutto da raccontare.

Per informazioni: link

Il Portello, quartiere verde, pop e moderno

Siamo al Portello, un’area occupata per decenni da un distretto industriale, al lato dell’antica fiera campionaria. Nel 1910 – quando ancora qui cresceva l’erba – l’Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, alias Alfa Romeo, installò la propria produzione su questi terreni. Il graduale trasferimento degli stabilimenti fuori città diede il via a un completo rinnovamento dell’area.

Lasciandosi alle spalle il paradiso popolato da diavoli, spazio alla modernità tutta vetro e acciaio di piazza Gino Valle, la più grande della città, intitolata al celebre architetto friulano scomparso prima che il piano urbanistico da lui progettato venisse ultimato. Quello di piazza Valle è uno stile architettonico funzionale, che scommette sul forte impatto visuale generato dall’incontro-scontro di spazi e volumi. Un massiccio basamento – in pendenza rispetto al suolo sottostante – espone sulla sua superficie una complessa struttura di disegni geometrici curvilinei. Tre solidi edifici (uno dei quali ospita Casa Milan) poggiano sulla piazza, seguendo posizioni e forme asimmetriche e garantendo agli occhi del passante scorci differenti a ogni passo.

A stretto contatto con l’essenzialità dell’architettura dialoga l’opera “Grande Cancellatura per Giovanni Testori” di Emilio Isgrò, posizionata lungo il perimetro della piazza. Con un imponente bassorilievo il maestro siciliano della poesia visiva onora i racconti de “Il Ponte della Ghisolfa” di Giovanni Testori: secondo lo stile della “cancellatura” che l’ha reso celebre, Isgrò evoca storie di vita operaia e periferia, di lavoro, lotta e riscatto sociale.

Le linee della pavimentazione scoscesa accompagnano verso l’imbocco di un ponte pedonale che attraversa la circonvallazione e conduce al Parco Industria Alfa Romeo, un pregevole esempio di spazio verde urbano inaugurato nel 2011. Macerie e detriti del passato industriale vanno a comporre un sistema sinuoso di alture e piani, secondo l’idea progettuale del guru del paesaggismo postmoderno Charles Jencks eseguita dal collega Andreas Kipar.

Tre colline dai nomi evocativi (Preistoria, Storia e Presente) formano un’area verde di grande dinamismo visuale. Al centro, un lago artificiale attorno al quale corre una panchina di 208 metri di estensione. In tipico stile vecchia Milano, in legno verdastro e ferro, è la più lunga del mondo. A livello inferiore rispetto allo specchio d’acqua, vi è l’angolo più intimo del parco, il Time Garden: ispirato ai giardini zen giapponesi, tra ciottoli, disegni, parole e piantumazioni differenti racconta il viaggio attraverso il tempo e offre un’esperienza sensoriale inaspettata.

E poi, basta salire in cima alle colline per ammirare il panorama sul Monte Stella, altro parco degno di nota della città, City Life e le vette alpine.

Articolo redatto in collaborazione con

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