Il romanticismo del lago d’Orta e il museo-archivio di Alessi, brand dell’ironia fatta design
Le acque placide del lago d’Orta, l’isola di San Giulio che lo incorona, le colline boscose e mosse che gli stanno intorno, i borghi curati ed eleganti, le architetture sontuose, i giardini fioriti e i prati rasati come fairway da golfisti sono i campi gravitazionali di questo pezzetto di Piemonte, che trasuda romanticismo da ogni metro quadrato.
Orta San Giulio è il primo magnete a bordo lago. Strade lastricate e vicoli girano intorno a piazza Mario Motta, con una quinta scenografica fatta di antichi palazzi con logge e cortili porticati e l’isolato Palazzo della Comunità, del 1582, con gli stemmi dei vescovi di Novara che governarono il feudo per 500 anni e l’affresco della Giustizia. Lungo la salita della Motta la sfilata di palazzi cinquecenteschi affrescati accompagna fino alla chiesa di S. Maria Assunta, edificata nel 1485 e ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo. Continuando lungo la strada acciottolata a destra della chiesa si sale fino ai 400 metri del meraviglioso Sacro Monte, non a caso patrimonio Unesco: un complesso devozionale in cui si contano 20 cappelle affrescate dedicate a san Francesco e gruppi statuari a grandezza naturale in terracotta a rappresentare episodi della vita del santo. Ai margini del borgo, villa Crespi, di fine ’800 e oggi trasformata in albergo e ristorante stellato in cui si affaccenda l’arcinoto Cannavacciuolo, attrae per quella sua
eccentrica architettura in stile moresco.
E poi, da Orta si raggiunge in barca l’Isola di San Giulio. Avvolta nel silenzio, ha un che di mistico. Sarà per le targhe che invitano al raccoglimento e alla meditazione disposte sull’unica via pedonale che l’attraversa, sarà, soprattutto, che il palazzo dei Vescovi dal 1973 è sede del Monastero delle Monache Benedettine Mater Ecclesiae, che offrono accoglienza e ospitalità ai pellegrini, sarà per l’ex Seminario diocesano che si trova sul punto più alto dell’isola, edificato nel XIX secolo sulle rovine di un antico castello e dove le religiose in clausura si dedicano alla preghiera, al restauro di arazzi e tessuti antichi, alla confezione e al ricamo di parametri liturgici e alla minuziosa pittura di icone.
Ma questa è anche una zona di solida creatività. Gianni Rodari è nato da queste parti, a Omegna, dove a lui sono dedicati targhe, un tour, una ludoteca, un museo. E, nella stessa Omegna, alla fantasia dello scrittore si accompagna la grande e lunga tradizione artigianale di un’azienda cresciuta fino a dominare i mercati mondiali. È Alessi, brand iconico ed eccellenza del made in Italy nel settore del design industriale e non solo, che da quando esiste, riempie le case di bellezza, colore, funzionalità, design innovativo e divertente.
Una fabbrica del design italiano che si colloca a metà strada tra arte e industria per la quale hanno espresso il loro estro Philippe Starck, Ettore Sottsass, Achille Castiglioni, Richard Sapper, Enzo Mari. In un immobile del complesso industriale a Crusinallo di Omegna, Alessi ha creato un museo e archivio specializzato di arte applicata e design del XX e XXI secolo.
Museo Alessi
Un po’ museo, un po’ archivio. Alberto Alessi ha voluto fortemente una collezione ibrida, in cui il prodotto finito fosse raccontato dal fitto intreccio di attività e materiali utilizzati per crearlo (prototipi, stampi, disegni e progetti), un luogo dalla doppia funzione di archivio operativo al servizio dell’azienda, facilmente consultabile dagli addetti ai lavori, e un riferimento culturale per il design contemporaneo.
L’obiettivo non è attirare i visitatori nel museo di Omegna (visitabile solo su appuntamento, scrivendo con almeno due settimane di anticipo a museo.alessi@alessi.com) ma traghettare la collezione verso un pubblico sempre diverso. Così i prodotti iconici della collezione escono dal museo di Omegna, viaggiano e si riversano in altri preziosi spazi espositivi con cui Alessi collabora e organizza mostre temporanee: il Centre Pompidou di Parigi, il Guggenheim Museum e il MOMA di New York, il Victoria & Albert Museum di Londra, il Philadelphia Museum of Art, la Triennale di Milano, la Die Neue Samlung di Monaco, il Powerhouse Museum di Sydney, lo Stedelijk Museum di Amsterdam.
Articolo redatto in collaborazione con