A cura di Lorena Tadorni

con Gianmaria Baro, Elisa Brunero, Marco Catapano, Carlo Cester, Lisa Gino, Giuseppina Montanari, Giada Pasqua, Simonetta Pozza, Ezio Sartori

Racconto delle opere a cura di Maria Grazia Agricola

Con il contributo di Regione Piemonte e Fondazione CRT

Sede della Biblioteca del Centro Servizi Sociali Olivetti

Ivrea, Città Industriale del XX Secolo

Via Jervis 24, Ivrea (To)

17 maggio – 16 giugno 2024

orari: tutti i giorni ore 10 – 18 | chiuso lunedì

la mostra è visitabile solo su prenotazione al numero 379 169 4756 o alla mail segreteria@spazi-o.it

Inaugurazione 16 maggio 2024, dalle ore 18 alle 21

Performance racconto delle opere alle ore 19

Ingresso fino a esaurimento posti. Prenotazione obbligatoria alla mail segreteria@spazi-o.it

RE-PLAY è un format curatoriale che propone riletture partecipate di collezioni museali e archivi da parte di cittadini e cittadine. Un percorso espositivo condiviso – sostenuto da Regione Piemonte e Fondazione CRT – in cui curatori e curatrici sono persone esterne al mondo dell’arte che, grazie alla loro visione originale e libera da condizionamenti, contribuiscono ad arricchire di significati inaspettati il nostro patrimonio culturale. 

Dall’incontro di RE-PLAY 2024 e l’Associazione Archivio Storico Olivetti nasce la mostra L’alveare. Olivetti oltre la forma

 Lavorare su Olivetti a Ivrea stimola percorsi di innovazione creativa, ma comporta anche il rischio di cadere nella retorica di un racconto celebrativo, come accade quando si affrontano le grandi figure. Adriano Olivetti ha segnato un’epoca, determinando lo sviluppo della tecnologia, fin dall’inizio ponendo attenzione a temi oggi imprescindibili: la relazione tra scienza e sapere, tra tecnologia e consapevolezza del suo utilizzo, tra possibilità e limite. Da qui è nato tutto il suo progetto industriale e le attività promosse nell’ambito del sociale, della comunità, dell’arte, dell’architettura. Olivetti ha impostato la fabbrica come strumento di crescita del territorio, capace di migliorare le condizioni di vita,  con un welfare su misura, servizi, educazione e cultura. E’ stato precursore dell’urbanistica moderna (presidente dell’INU dal 1950 al 1960), affidando a grandi architetti la realizzazione delle fabbriche e di interi quartieri, senza ricercare la bellezza fine a se stessa ma connettendola con i bisogni delle persone. Ha avuto attenzione a temi ambientali e dell’ecologia ancor prima che le leggi lo imponessero.

Come creare da queste premesse una mostra non didascalica e celebrativa? Come rileggere in maniera originale questa eredità attraverso le opere conservate nell’Archivio Storico Olivetti? Qual è l’immagine che meglio rappresenta tutto questo? 

L’alveare come simbolo di comunità e collaborazione. Proprio come le api lavorano insieme in un alveare, gli esseri umani prosperano quando si uniscono e si sostengono a vicenda. L’alveare ci insegna l’importanza dell’unità e la forza che si può trovare negli sforzi collettivi. Quando osserviamo un alveare, vediamo l’intricata rete di compartimenti esagonali, ciascuno con uno scopo specifico. Allo stesso modo, in una comunità, ogni individuo ha il suo ruolo unico e il suo contributo da dare. 

Ma l’alveare, quale luogo dell’operare preciso, in rete per eccellenza, può anche divenire zona oscura, in cui l’intricata rete di compartimenti s’inceppa e lo scopo specifico di ognuno diventa il suo assoluto e perde la dimensione d’insieme. Allora l’alveare si tramuta in zona d’ombra, i passaggi si trasformano in luogo di potere indecifrabile e separato dalla comunità. Il grande Stanley Kubrick in “2001: Odissea nello spazio” aveva presagito come il grande alveare scientifico, la rete, potesse perdere la connessione con l’umana condizione per celebrare la perfezione del pensiero tecnologico indifferente alla fragilità dell’esistenza.

Da qui, il gruppo di lavoro ha scelto di costruire la mostra attorno al tema dell’alveare, inteso come paradigma della filosofia olivettiana: forma, funzione, obiettivo. Ed ecco che nel percorso espositivo troviamo gli oggetti, “alveari scientifici”, come la Divisumma 24, la calcolatrice elettromeccanica in cui le migliaia di leve indipendenti lavorano tutte insieme per lo stesso scopo, l’Olivetti Programma 101, il primo personal computer di cui viene mostrato il meccanismo interno, e la memoria dell’elaboratore elettronico Elea 9003, affascinante e intricato sistema di cellette. Si prosegue poi con gli “alveari architettonici”, le immagini dello stabilimento di Harrisburg in Pennsylvania, con le innovative soluzioni riguardo l’utilizzo della luce naturale, gli spazi condivisi tra capi e operai, in cui l’accostamento di tanti moduli consente di dar vita a una grande struttura caratterizzata da una forma geometrica regolare e ripetitiva, e quelle dello stabilimento di Scarmagno, l’alveare dove si compie la transizione dalla meccanica all’elettronica. Troviamo le immagini della Mensa Olivetti, a forma di esagono irregolare, luogo di incontro, delle attività culturali, “alveare comunità”, dove intellettuali come Altiero Spinelli, Eugenio Montale ed Eduardo De Filippo tengono conferenze per gli operai, testimoniate dalle  locandine in mostra. Una comunità a cui Olivetti si rivolge anche con un approccio ecologista con l’adesione alla campagna internazionale “Save our Planet” lanciata nel 1971 dall’Unesco, con una serie di sei manifesti di cui in mostra è esposto quello realizzato da Ernest Trova, espressione della responsabilità sociale dell’impresa declinata in ambientalismo ante-litteram. 

Una particolarità: non sono presenti in mostra macchine per scrivere perché il gruppo ha scelto di focalizzare l’attenzione sul dato scrittura in maniera non consueta, inserendo a testimonianza dell’evoluzione tecnologica del sistema a margherita non oggetti ma grafiche storiche e contemporanee.  

Non dobbiamo dimenticare che la biblioteca è stata il perno di tutto il sistema culturale Olivetti. Ad Ivrea, in via Jervis, era sempre aperta, a disposizione non solo degli operai durante le pause, ma di tutto il territorio: un vero e proprio centro culturale. Tra il 1950 e il 1964 ha ospitato 249 conferenze, 71 concerti di musica da camera, 103 mostre d’arte, 52 altre manifestazioni (dibattiti, presentazione di libri…), aperte ai dipendenti e a tutto il territorio. 

 La mostra L’alveare. Olivetti oltre la forma torna oggi nel suo luogo naturale: la Biblioteca del Centro Servizi Sociali di Ivrea, un edificio straordinario, che si sviluppa attorno alla forma esagonale, inglobandola, elaborandola, e diventando un alveare metaforico brulicante di opere e immagini.

 Nel percorso espositivo, le informazioni storiche sugli oggetti si affiancano all’interpretazione personale dei partecipanti: narrazioni che restituiscono memoria immaginifica alle opere e contribuiscono a dar loro un “senso rinnovato”. Il giorno dell’inaugurazione, questi racconti diventano intensi momenti performativi tenuti dai partecipanti al percorso.

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