Da domenica 22 maggio sino a domenica 13 novembre 2022
Fondazione Zegna presenta un nuovo capitolo di ricerca tra arte, natura e scienza con la mostra L’altra forma delle cose (AAS47692 / Picea abies) un progetto di Emilio Vavarella
Quando il DNA diventa matrice d’arte: tessitura, genetica e memoria vegetale convivono in un progetto unico dedicato all’Oasi Zegna.
La Fondazione Zegna, nella biellese Trivero, Valdilana presenta un nuovo capitolo d’arte, natura e scienza con la mostra “L’altra forma delle cose (AAS47692 / Picea abies)”, un progetto appositamente concepito per Casa Zegna dell’artista Emilio Vavarella la cui pratica artistica si fonde con un approccio interdisciplinare alla ricerca teorica attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie nello spazio poetico, in cui il digitale e le sue potenzialità trasformative incontrano la forza della realtà. Il progetto nasce su invito della Fondazione Zegna all’artista come sviluppo di un lavoro precedente, The Other Shapes Of Me (2019- 2021) in cui Vavarella ha indagato il rapporto tra identità e tecnologia binaria e le sue più recenti applicazioni.
L’opera di Emilio Vavarella attinge alla genetica, alla tecnologia, alla memoria e alle visioni tattili. Per rispondere alla richiesta della Fondazione Zegna ha messo al lavoro tutta la sua sensibilità e la sua conoscenza e ha trasformato in materiale d’arte il DNA dell’abete rosso che punteggia l’intero comprensorio dell’Oasi Zegna. Con “L’altra forma delle cose (AAS47692 / Picea abies)”, Emilio Vavarella presenta una serie di 6 installazioni e lavori inediti che sorprendono e commuovono per la capacità di condurre il visitatore nella memoria vegetale come materiale pulsante che condivide la stessa matrice vitale con tutti gli altri esseri viventi. La mostra ruota infatti attorno al DNA dell’abete rosso, il cui codice identificativo dà il titolo al progetto. Vavarella ha estrapolato le informazioni genetiche dell’albero traducendole in elaborazioni grafiche. L’artista mette in scena uno spartito tessile su cui scorre il racconto genetico del Picea abies, questo il nome scientifico della pianta, per poi convertire il DNA dell’albero, attraverso dei software da lui creati, in un intreccio di pixel trasferibile su tessuto.
Il progetto investiga lo specifico contesto dell’Oasi Zegna, dove a inizio secolo il fondatore Ermenegildo Zegna mise a dimora migliaia di abeti rossi trasformando un territorio brullo in una rigogliosa foresta. L’aspetto che ha incrociato nel vivo la ricerca artistica di Emilio Vavarella è l’omogeneità genetica che si ottiene attraverso tecniche di riforestazione, che ha portato l’artista a immaginare la foresta di abeti come una distesa di cloni. La foresta appare dunque come una sorta di copia-incolla genetico, in cui lo stesso codice torna e si ripete continuamente, fino a riempire lo sguardo. Il progetto che ne è risultato si lega alle origini e alla cultura tessile di Zegna, quanto al contesto geografico di riferimento e alla sua vocazione e stabilisce un punto di contatto tra tecniche di tessitura e tecniche di digitalizzazione.
L’esito è straordinario. Così lo descrive Ilaria Bonacossa, che firma il testo critico: «Lo spazio di Casa Zegna sorprende il visitatore con strutture metalliche nere, solitamente utilizzate come supporto per server informatici, i tipici computer-rack, ergersi su basi specchianti, come telai contemporanei di strani tessuti dai colori tenui. Queste tre strutture alte circa due metri evocano delle presenze fisiche con cui il nostro corpo entra necessariamente in dialogo e presentano sei elaborazioni del DNA».
Per il progetto, Emilio Vavarella ha utilizzato diversi tipi di tessuti. Prima di tutto la collezione di tessuti BielMonte™ prodotti dal Lanificio Ermenegildo Zegna con 100% lane autoctone provenienti da greggi che pascolano nell’ Oasi Zegna e impreziositi da una ricamatrice di “mending for good”, la piattaforma che valorizza l’artigianato tessile di eccellenza ridando vita agli scarti di produzione dei brand della moda. Il progetto ha anche coinvolto la celebre manifattura tessile BONOTTO, azienda che fa parte della Textile Luxury Platform del Gruppo Zegna, che unisce la dimensione creativa e sperimentale alla cultura della produzione artigianale e delle tecniche tradizionali. I filati sintetici 100% riciclati, intrecciati da un telaio jacquard gobelin, hanno dato vita ad un grande arazzo (320 x 140 cm), cuore visivo del progetto. Infine, le tele in lino e lana tessute a mano nel laboratorio di Tessitura di San Patrignano hanno consentito all’artista di fissare un design digitale su una trama e un ordito particolarmente materici. La stessa elaborazione grafica del codice genetico dell’abete si ritrova nella serie di lastre di alluminio stampate con tecnica di sublimazione.
Il linguaggio della tessitura e quello informatico hanno uno sbalorditivo senso comune. Lo stesso Vavarella lo spiega così: «Il primo telaio automatizzato di epoca moderna, il telaio Jacquard, può essere considerato come il primo vero computer. L’idea che informatica e tessitura abbiano condiviso per alcuni decenni le stesse tecniche di programmazione è stato il parallelismo che ha catturato da subito la mia attenzione».Un’operazione che amplifica la vocazione della Fondazione Zegna: memoria, tessuto e respiro nel vegetale sono a loro volta nel DNA della storia d’impresa della famiglia Zegna e dei progetti visionari e appassionati che ne disegnano l’identità e l’impegno nel tempo.
Per Fondazione Zegna il progetto di Emilio Vavarella rappresenta il proseguimento di un percorso sulla relazione tra natura, arte e scienza avviato con il piano di rinnovo boschivo Zegna Forest lanciato nel 2020, come esplorazione scientifica dello stato di salute dell’Oasi Zegna: oggi questo eco-sistema è oggetto di un imponente progetto di rigenerazione che durerà per almeno un decennio. Da qui l’invito a una serie di artisti capaci di interpretarlo e di mostrarne in filigrana le dimensioni filosofiche, visive, emozionali: nel 2021 è stata la volta di Laura Pugno, mentre protagonista di questo secondo episodio è Emilio Vavarella, ribadendo la volontà della Fondazione di aprirsi alle ricerche contemporanee e di dare spazio a talenti emergenti per portare al pubblico nuovi progetti nati specificamente per Fondazione Zegna.
INFORMAZIONI
Apertura tutte le domeniche
22 maggio – 13 novembre 2022
dalle 11:00 alle 17:00
Aperture straordinarie: 28 maggio, 4 giugno. Ad agosto aperto tutti i giorni
Ingresso intero 5 euro
Casa Zegna
Via Marconi, 23 – Trivero Valdilana (Biella) tel. +39 015.7591463
casazegna@fondazionezegna.org www.casazegna.org
CONTATTI PER LA STAMPA
PCM Studio di Paola C. Manfredi
Via Farini, 70 | 20159 Milano | press@paolamanfredi.com
Francesca Ceriani | francesca@paolamanfredi.com | T. +39 340 9182004
EMILIO VAVARELLA
Emilio Vavarella (Monfalcone, 1989) è artista e ricercatore presso la Harvard University, dove sta conseguendo un dottorato in Film, Visual Studies e Critical Media Practice e artist in residence al Broad Institute di MIT e Harvard. Ha studiato all’Università di Bologna e allo Iuav di Venezia, alla Bezalel Academy of Arts and Design di Tel Aviv e alla Bilgi University di Istanbul. È un artista concettuale che lavora all’intersezione tra pratica artistica interdisciplinare, ricerca teorica e sperimentazione mediatica. Il suo lavoro esplora la relazione tra soggettività, creatività non umana e potere tecnologico. Si muove senza soluzione di continuità tra vecchi e nuovi media e sfrutta errori tecnici e altre imprevedibilità per rivelare la logica e le strutture nascoste del potere. Emilio Vavarella ha ricevuto numerosi premi e borse d’arte, tra cui l’Exibart Art Prize (2020); Italian Council (2019); Premio Fattori Contemporaneo (2019); SIAE – Nuove Opere (2019); la sovvenzione NYSCA Electronic Media and Film Finishing Funds (2016); il Premio Francesco Fabbri per l’Arte Contemporanea (2015) e il Movin’Up Grant (2015).
OASI ZEGNA
In linea con i principi di sostenibilità che animano il Gruppo Ermenegildo Zegna, l’Oasi Zegna rappresenta la conseguenza dell’approccio responsabile del suo fondatore. Affascinato dalla bellezza della natura e guidato da un profondo desiderio di giving back nei confronti della comunità e del territorio di origine, negli anni ’30 l’imprenditore Ermenegildo Zegna realizzò un ampio progetto di valorizzazione del paesaggio attorno al Lanificio, fondato nel 1910, seguendo la strada che lui stesso aveva tracciato. Ermenegildo ha dato vita a un ecosistema ben prima che il termine fosse coniato. Ma la sua visione andava oltre. Ponendo il Lanificio al centro di una comunità molto più vasta, ha creato la strada 232 e successivamente l’Oasi Zegna, grazie ad un attento lavoro di riforestazione, per creare un’interdipendenza positiva e sostenibile. Nata nel 1993, l’Oasi Zegna è un progetto orientato alla valorizzazione, non solo del paesaggio, ma anche della vita in tutte le sue forme. L’Oasi Zegna è un territorio ad accesso libero che si estende su 100 km2 e si sviluppa su 1.420 ettari di boschi e in 170 ettari di pascoli, rappresentando il luogo perfetto per entrare in contatto con la natura nel pieno rispetto degli ecosistemi locali. Nel 2014 l’Oasi Zegna ha ottenuto il patrocinio del FAI Fondo Ambiente Italiano. Dal 2022 Oasi Zegna è certificata internazionalmente dai rigorosi standard FSC® per la gestione forestale e la conservazione dei servizi ecosistemici a favore della comunità.
LA FONDAZIONE ZEGNA
Fondazione Zegna nasce il 1° dicembre 2000 per volontà della Famiglia Zegna.
Si impegna a dare continuità ai valori, al pensiero e all’azione di Ermenegildo Zegna, fondatore nel 1910 a Trivero, nelle Alpi biellesi, del Lanificio che ancora oggi porta il suo nome. Seguendo il suo esempio, qualità e dedizione vivono in armonia con la protezione dell’ambiente naturale, il benessere sociale e lo sviluppo culturale della comunità locale. Fondazione Zegna ha sede a Trivero, nel biellese, dove sorgono anche Casa Zegna e l’Oasi Zegna, un “laboratorio all’aria aperta” di oltre 100 km2 che valorizza la relazione tra uomo, cultura della montagna e natura. Sono quattro gli ambiti d’intervento:
Tra i progetti culturali, da segnalare ALL’APERTO (a cura di Andrea Zegna e Barbara Casavecchia) nasce con l’intento di rendere più fruibile l’accesso all’arte contemporanea e ai suoi valori. Dal 2008 sviluppa nell’area attorno a Trivero una serie di opere permanenti realizzate appositamente per gli spazi aperti: qui sono ospitate le opere di Liliana Moro, Dan Graham, Marcello Maloberti, Roman Signer, Stefano Arienti, Alberto Garutti, Daniel Buren.
Casa Zegna è sede dell’archivio storico e polo culturale della Fondazione: all’interno del Lanificio Zegna, la palazzina anni ’30, antica casa di famiglia, è stata trasformata in una straordinaria sintesi di storia ed esperienze, grazie ad un profondo e innovativo restyling museale. È uno spazio polifunzionale sempre attivo.