Sino al 20 Marzo la Triennale di Milano ospita la mostra Il cinema con il cappello. Borsalino e altre storie, promossa dalla Fondazione Borsalino. Ne parliamo con Roberto Gallo, Amministratore Delegato della Borsalino e Presidente della omonima Fondazione.
Elisa Fulco: Come nasce l’idea della mostra?

Roberto Gallo: È un’idea che ci accompagna da tempo, che è riemersa in occasione dei 150 anni del marchio nel 2007. Io credo che il cappello sia davvero pieno di tanti contenuti. Un cappello cambia la persona, la rende personaggio o nullità, rivela o nasconde, suscita emozioni e fa pensare. Proprio come il Cinema. Penso sia allora questa la vera ragion d’essere della mostra. Il cappello e il cinema come binomio a volte inscindibile dove il secondo trova nel primo la possibilità di creare dei personaggi capaci di colpire lo spettatore e lasciargli dentro un’immagine immutabile nel tempo. Arte e Cultura pertanto.

EF: Però in mostra cinematograficamente parlando non si trovano soltanto cappelli Borsalino?

RG: Assolutamente no. La scelta effettuata dalla Fondazione Borsalino è stata quella di ampliare il progetto espositivo sino a includere tutti i tipi di copricapo, di tutte le fogge, per rendere il più coinvolgente possibile la storia che abbiamo voluto raccontare. Per scelta non abbiamo realizzato una mostra sul nostro marchio ma un evento il più ampio possibile con l’idea di creare un progetto culturale a 360°.

EF: Come nasce il legame tra il cinema e Borsalino?

RG: Sicuramente i due film Borsalino con il titolo e il logo aziendale hanno reso immediata l’Associazione tra Borsalino e il cinema che però ha radici molto più antiche. Già negli anni Quaranta il film Casablanca aveva generato una moda tra gli appassionati del marchio, ma anche nei primi trent’anni del secolo in tanti film i cappelli sono Borsalino.

EF: In mostra c’è anche una sezione legata al cinema d’impresa. Borsalino come azienda ha fatto presto ricorso ai filmati industriali?

RG: Assolutamente sì. Tantissimi documenti ci raccontano di come il video fosse molto usato nella comunicazione aziendale, soprattutto per presentarci all’estero. Non a caso il video del 1912 che esponiamo in mostra ha i sottotitoli in inglese e spagnolo. C’è anche una relazione diretta tra l’essere presenti in tanti mercati e comparire in molti film. Se non si è visibili difficilmente si viene scelti per raccontare delle storie o rappresentare un canone estetico.

EF: Nel 2007 ha inaugurato il Museo del Cappello Borsalino di Alessandria e nel 2008 ha costituito la Fondazione Borsalino. A cosa si deve la discesa di Borsalino in cultura?

RB: Borsalino con i suoi oltre 150 anni di storia, una fabbrica semi artigianale e una lavorazione unica nel suo genere fa già cultura. Era allora naturale che prima o poi decidessi di investire in cultura, di iniziare un percorso diverso e nuovo con l’idea di restituire così l’essenza dell’azienda. La Fondazione nasce proprio per contenere tutti i valori, forse nascosti, di tanti anni d’impresa; si tratta adesso di renderli visibili, racchiuderli in un nuovo ed apposito contenitore e di veicolarli coerentemente attraverso una serie di eventi artistici che servano a creare cultura, innanzitutto del cappello, investendo contemporaneamente in ricerca e innovazione.

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