La veduta a volo d’uccello, rappresentazione dall’alto, secondo la visuale propria degli uccelli – o di un aereo – in volo, è una tecnica – particolarmente in voga in ambito industriale fin dallo scorcio dell’Ottocento che permetteva all’osservatore di cogliere, con un solo colpo d’occhio, tutto lo sviluppo fisico e urbano, grazie ad un punto di visuale – ottenuto con sorprendenti capacità di astrazione – fisicamente irraggiungibile e posto tra i 200 e i 400 metri di altezza nel quadrante Sud-Ovest del cielo.

MARTINI & ROSSI – Pessione – 1920s (Archivio Storico Martini)

Era, questo, un genere, che, a partire dalla fine del Quattrocento, aveva impegnato pittori, ingegneri militari e cartografi nella realizzazione di vedute prospettiche dei principali centri urbani d’Europa, affinato e sviluppato poi dai cartografi e dagli editori olandesi tra il Cinque ed il Seicento, e che avrebbe trovato, nel XVIII secolo, Giovan Battista Piranesi tra i suoi maggiori epigoni.

PIRELLI – Milano, Stabilimento Bicocca – 1922 (Fondazione Pirelli)

Le vedute “a vol d’oiseau”, sorta di “ritratti di città” – che possono considerarsi le antenate delle fotografie aeree, scattate per la prima volta solo nel 1858, quando Nadar fissò le immagini di Parigi da 400 metri di altezza a bordo di un pallone aerostatico – rispondevano a precisi obiettivi di comunicazione e di celebrazione del potere locale, configurandosi in qualche misura come precursori della moderna pubblicità. E proprio la necessità di mostrare al meglio la città “tutta intera” – anche ciò che sarebbe stato impossibile percepire da una precisa visuale – induceva gli autori ad inserire consapevolmente distorsioni prospettiche, rotazioni di edifici, compressioni o dilatazioni di porzioni urbane secondo precise scelte gerarchiche, così da consentire contemporaneamente la percezione dell’assetto urbanistico, rilevato comunque con minuziose misurazioni, e l’architettura, osservata direttamente e tradotta graficamente.

BARILLA – Parma – 1941 (Archivio Storico Barilla)

Tali vedute, esibite in quadri perlopiù monocromi di grandi dimensioni negli uffici aziendali, divengono ben presto il soggetto di cartoline postali pubblicitarie, ma pure di “sigilli” apposti in apertura delle carte da lettera o delle buste, come intestazione della corrispondenza e “definizione” del soggetto produttore.

In alcuni casi, rinunciando al disegno, viene utilizzata la stessa fotografia aerea, “abbassando” di tono con la tecnica del fotoritocco l’ambiente circostante, così da fare emergere in maniera specifica l’edificio o il complesso di interesse.

Queste particolari tipologie di “panorami” ben si prestavano alla rappresentazione della “fabbrica”, intesa come organismo autosufficiente, formata da numerosi e differenti edifici – non di rado gerarchicamente disposti – raccordati da strade e piazzali, così da costituire una piccola “città del lavoro”: un mondo deputato a produrre “cose” e descritto attraverso le cose – officine, magazzini, ciminiere, tettoie, abitazioni, giardini – irrigidito in uno spazio “fuori del tempo”, dove il dinamismo che si cela entro quelle mura, viene reso dal fumo che fuoriesce dai camini e dalle rare automobili in circolazione e dove gli uomini sono totalmente assenti, perché racchiusi “dentro” al metabolismo produttivo.

Sottratta la presenza umana, come se un evento misterioso l’avesse momentaneamente cancellata, permane la visione generale, quasi avulsa dal mondo circostante. Come in un sogno, l’insieme e il particolare si scambiano i ruoli: sparisce la città, spariscono i campi, e solo la “fabbrica” emerge dal lattiginoso mare dell’oblio, che si stende, a perdita d’occhio, lungo le mura perimetrali del complesso, a renderlo “unico”, come “unici” sono i prodotti che escono da quel luogo.

ALFA ROMEO – Milano – Stabilimento Portello – 1930 (Archivio Storico Alfa Romeo)
BARILLA – Parma – 1920 ca. (Archivio Storico Barilla)
BARILLA – Parma – 1923 (Archivio Storico Barilla)
BARILLA – Parma – 1941 (Archivio Storico Barilla)
BRAIBANTI – Parma – 1913 (Archivio Storico Barilla)
BRANCA – Milano – 1845 (Archivio Branca)
CATTANEO – Como – 1920 ca. (Tessitura Giuseppe Cattaneo & C)
CEAT – Torino – 1950 (Collezione Privata)
FIAT – Torino – Stabilimento Mirafiori
FIAT – Torino – Stabilimento Lingotto -1928 (Centro Storico FIAT)
GENTILINI – Roma – Pubblicità con veduta – 1910 ca
GUIDOROSSI – Corcagnano (PR) – 1910 ca. (Museo del Pomodoro)
JENNI – Parma – 1950 ca. (Museo del Pomodoro)
KRAMER & MULLER – Germanedo (LC) – Setificio di Germanedo Kramer & Muller 1920 ca. (Collezione Privata)
LEUMANN – Torino – 1910 ca. (Collezione Privata)
LITOPONE – Livorno – Stabilimento chimico Litopone – 1935
MAGGIORA – Collegno – 1950 ca. (Archivio Storico Maggiora)
MANFREDI F.LLI – Latta da 5 kg di doppio concentrato marca _Tricolore_ – 1920 ca. (Museo del Pomodoro)
MARTINI & ROSSI – Pessione – 1920s (Archivio Storico Martini)
MICHELIN- Torino – 1906 (Collezione Privata)
PAGANI F.LLI – Panocchia (PR) – 1920 ca. (Museo del Pomodoro)
PERONI – Napoli – 1953-54 (Archivio Storico Peroni)
PIRELLI – Milano – Stabilimento Bicocca – 1910 ca
PIRELLI – Milano – Stabilimento Bicocca – 1922 (Fondazione Pirelli)
POLLI – Milano – 1930 (Museo del Pomodoro)
POLLI – Milano – Stabilimento Fontanini (PR) – 1950 (Museo del Pomodoro)
RIGOLON – Milano – Stabilimento S. Michele Tiorre (PR) – 1930 ca. (Museo del Pomodoro)
ROSSI – Albizzate (VA) – 1950 ca. (Archivio Storico Rossi)
SAFFA – Magenta (MI) – 1900 (Archivio Storico Saffa)
SAPRAS – Parabiago (MI) – 1910 ca. (Collezione Privata)
SLANZI- Novellara (RE) 1950 ca. (Collezione Privata)
TANZI CALISTO & F.GLI – Collecchio (PR) – 1936 (Museo del Pomodoro)
WURER – Brescia – 1909 (Archivio Würer)
ZEGNA – Trivero, Lanificio Ermenegildo Zegna, 1950
ZERBONI – Milano – 1926 (Collezione Privata)

Autore dell’articolo è Giancarlo Gonizzi, Curatore Archivio Storico Barilla e Consigliere Museimpresa

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